Proiettato in patria nell’anteprima di apertura del Sundance Film Festival del 2014 e uscito il 12 Febbraio 2015 in Italia, il lungometraggio è interpretato da Miles Teller nei panni di Andrew, un batterista deciso a sfondare nel jazz, sottoposto alle continue provocazioni di J.K. Simmons, il quale, nei panni del Maestro insoddisfatto Terence Fletcher, cerca di motivare i musicisti della sua orchestra attraverso metodi spietati e poco affabili, ridicolizzandoli e demotivandoli nell’intento di far scattare una imprescindibile molla grintosa.
Alla base del film di Damien Chazelle l’intenzione del protagonista di perseguire i propri sogni, il quale, mettendosi a disposizione del suo insegnante e di un animo espressamente formativo, si troverà spesse volte in competizione con Connelly (Austin Stowell), trovando presumibilmente il pretesto di dimostrare il suo talento nella ricerca della perfezione del Maestro interpretato da Simmons, la cui interpretazione è risultata vincente nel contesto del Premio Oscar per miglior attore non protagonista. A contorno del significativo prodotto cinematografico, un allestimento sonoro estremamente curato tra l’on stage e l’out stage, caratterizzato da sequenze che mostrano la desolazione del protagonista e la sua consapevolezza. Disposto a tutto pur di emergere, Andrew finirà per sottrarsi anche al discorso passionale per Nicole (Melissa Benoist), ragazza compiacente che, inizialmente sua valvola di sfogo, si renderà ben presto conto dell’esclusiva immersione del partner nella musica, ad affrescare un disegno di predilezione e fermezza talvolta gravante sulla persona. Sullo sfondo della pellicola una efficace attenzione alla musica jazz, celebrata sia sul palco che nel backstage dove, a rigor di codice, vengono espresse le prerogative del far musica per far emergere talenti, tematica qui trattata in un modo pressoché sconcertante che, però, trova esplicazione nella rivelazione di Fletcher, in ogni caso spiazzato e attonito dalla maturità artistica e dalla padronanza del palco che la sua “vittima” mostra nel finale, dopo averne preso, a causa del suo “carnefice”, una coscienza post-traumatica.