Un’entrata d’effetto, quella compiuta il 5 Marzo del 2005 da Vasco Rossi nell’arena del Teatro Ariston, dove, invitato dall’allora direttore artistico Paolo Bonolis, fa il suo trionfale ingresso da superospite e “re indiscusso degli stadi” (cfr) dopo ventidue anni dall’ultima partecipazione in gara al Festival con Vita spericolata nel 1983. Squalificato per il tono troppo provoca(u)torio del brano dopo il piazzamento in ultima posizione dell’anno precedente con Vado al massimo, il rocker di Zocca torna a Sanremo da detentore di numerosi record e, accolto da una importante standing ovation, mostra comunque una dichiarata riconoscenza per la manifestazione canora che per lui “è stata l’inizio di un’avventura straordinaria” (cit.).
Riportando proprio lì dove tutto è iniziato quello struggente e incompreso brano divenuto – di lì a poco – consacrazione di una carriera fatta di successi e ripetuti sold out, il Blasco avrebbe, infatti, lasciato che le esperienze sanremesi fungessero da stimolo anche per la creazione del suo personaggio di rockstar[1] e artista fuori dagli schemi. Riconosciutagli anche dal conduttore romano, quella della trasgressione misurata, si è nel frattempo assoldata come la sua arma distintiva e vincente in risposta ad un tenore di vita di perspicace Komunicatore, particolarità, quest’ultima, avvalorata da Bonolis che ne descrive il mezzo prediletto per la trasmissione dei messaggi nei testi delle sue canzoni con cui “ha detto tutto ciò che avrebbe potuto dire se sollecitato da domande” (cit.). Introdotto da un sublime giro di chitarra ad opera di Maurizio Solieri sulle note di quello stesso emblematico pezzo, il musicista emiliano colora la sua esibizione anche con Un senso, brano clou che, contenuto nell’album enunciativo Buoni o cattivi del 2004, è manifesto della sua natura pacatamente riflessiva di autore, altra prospettiva, questa, che ne accresce il valore artistico e musicale. Contando, infatti, anche cinque partecipazioni proprio in veste di songwriter, di cui l’ultima a Sanremo 2020 per il brano portato sul palco da Irene Grandi Finalmente io, Vasco ha preso parte alla kermesse della Città dei fiori sette volte in totale, non facendo altro che arricchire il suo palmare di testimonianze e tracciabilità nella musica italiana e – nella fattispecie – a ridosso del rock e del mondo live conquistando anche il primato nella categoria ‘Evento Dell’Anno’ degli Onstage Awards 2020 con i suoi clamorosi sei concerti a San Siro del VascoNonStopLive 019[2].
[1] cfr Rockstar, brano facente parte dell’album Sono Innocente del 2014
[2] cfr ONSTAGE (https://www.onstageweb.com/notizie/onstage-awards-2020-vincitori/)