Seguito stand-alone della pellicola interpretata da Jim Carrey, Son of the Mask risalta per l’elemento scenografico e l’accentuazione della computer grafica, elementi, questi, comunque già notevolmente in luce nel ben più fortunato originale del 1994. Di produzione statunitense e tedesca, il film si presta molto ad un contenuto storicistico di tipo fittizio in riferimento alla storia di Loki (Alan Cumming), segmenti narrativi scanditi a livello museale sin dall’apertura. Se nel prequel, infatti, a far presa sugli spettatori era l’ambientazione cartoon in puro stile Roger Rabbit, nel film in oggetto potrebbe anche risultare innovativa l’importazione del contenuto mitologico nordico.
Un racconto burlesco e fracassone, quello che porterà Tim Avery (Jamie Kennedy) ad indossare la maschera dispersa sulla Terra dall’avido secondo genito di Odino (bob Hoskins), deciso a recuperare l’artefatto e assumere considerazione agli occhi del padre. Qui l’elemento fondante del film, il rapporto padre/figlio, lo stesso che unirà Tim e il piccolo Alvey o che farà riavvicinare il padre degli dei e il figlio interpretato da Cumming. Alla ricerca della scintilla per un nuovo fumetto, il protagonista saprà rendersi conto del potere della maschera e finirà per non volerla più abbandonare, una sceneggiatura fumettistica, questa, alla cui base troviamo uno spiccato senso del colore e dell’animazione, l’arguto livello scenografico delle sequenze della festa modaiola, dell’inseguimento automobilistico e della trasformazione di cane e padrone, denotando, presumibilmente, un nesso con la maturazione caratteriale di un uomo divenuto padre. Stroncato dalla critica, il lungometraggio di Lawrence Guterman non sembra, infatti, vivere della stessa armonia costitutiva del prequel di Chuck Russell e, nonostante gli spiragli divertenti degli attacchi di gelosia di Otis nei confronti del nuovo arrivato in casa e la caccia all’ispirazione di Tim, finisce per porre la storia del piccolo figlio della maschera soltanto come pretesto della caccia di Loki verso la sua creazione. Uscito nel 2005, il prodotto cinematografico sottopone allo spettatore la storia familiare di Tim e Tonya (Traylor Howard) nel contesto di un disagio covato dal disegnatore, portato a confrontarsi con un certo grado di insoddisfazione professionale, da una parte e con l’ambizione di successo, dall’altra.