Uno spettacolo solenne quello ospitato in data 26 gennaio presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma, un grande evento in onore delle vittime della deportazione verso lager nazisti, tenutosi in occasione della vigilia della giornata dedicata alla memoria, replicato il giorno seguente a L’Aquila. Organizzato dal Conservatorio Statale di Musica Alfredo Casella de l’Aquila, il concerto vuole offrire anche l’occasione per riflettere sul tema della violenza, affinché nessuna vittima sia lasciata sola anche a fronte del problema delle vittime generiche di reato. Ponendo l’uomo a diretto contatto con la responsabilità nei confronti della storia e delle sue vittime, la Shoah è da considerarsi un momento per ricordare i soprusi subiti da ogni persona soggetta a persecuzione perché se comprendere è impossibile, conoscere è necessario (cit. Primo Levi).
Introdotto dal quartetto d’archi de I solisti Liriensi, composto da due violini, una viola ed un violoncello, l’evento musicale si è rivelato essere un’occasione finalizzata al ricordo dei deportati nei campi di concentramento e di sterminio, un lieto e graziato momento musicale accompagnato dall’Orchestra del Conservatorio, diretta dal Maestro Luciano Bellini. Diviso in cinque parti, il brano musicato dal quartetto “liriense” consiste in un invito alla pace e al rispetto delle vite umane, in particolar modo quelle private della speranza nel futuro. Una delicata ninna nanna iniziale anticipa un movimento andante leggero dalle note prolungate, fino ad arrivare ad una frammentazione del ritmo, ad anticipare un allegretto angoscioso ed un adagio conclusivo. Dando valenza al sentimento dell’angoscia, quindi, il momento musicale degli strumenti ad arco anticipa l’entrata dei componenti dell’orchestra, composta da cori di voci bianche, voci soliste, strumenti ad arco, percussioni e quant’altro, esibizione coordinata dal Maestro Claudio Di Massimantonio al sintetizzato. Significativi i momenti interpretativi delle voci soliste del mezzosoprano Angela Cinalli, il baritono Valerio Aufiero e la cantante Isabella Valeri, ad intensificare la solennità del soave e delicato appuntamento con la musica in scena, rivelatosi un inno alla vita e all’arte, un elogio alla diversità e all’accettazione. In relazione ai testi di Maria Mencarelli, la musica cita canzoni tradizionali ebraiche e tedesche, ispirandosi agli stilemi tipici delle tradizioni musicali degli slavi e dei curdi, tra gli altri.
Esemplare anche il riferimento alla musica di Fabrizio De Andrè, artista di riferimento della formazione di Bellini, rievocato nella breve citazione di Khorakané, una splendida canzone dedicata dal cantautore genovese ai popoli zingari, a testimonianza del valore dell’evento, omaggio alla tradizione e alla diversità. Durante il sentito ricordo musicale si sono avvicendate le voci recitanti di Mascia Musy ed Armando De Ceccon, specificando il sentimento di esasperazione dei momenti precedenti alla “camera a gas”, come quello singolare delle scarpette rosse. Si tratta di citazioni esemplificative per chi ha vissuto quei momenti, tra cui Primo Levi, di cui sono stati selezionati anche componimenti meno noti, accanto ai versi di Quasimodo, Baudelaire, Lussu, Celan e altri, volendo essere la cantata un omaggio a coloro i quali hanno dato voce a ciò che altrimenti sarebbe stato totale silenzio.