dipinto di Davide Cocozza |
Grande trionfo per Milo Vallone e per la regione abruzzese ottenuto con lo spettacolo SerenaMente, presentato nella rassegna Un Corto per il teatro, organizzata dall’Associazione Millelire presso il teatro capitolino della zona Prati. Tre i premi assegnati allo spettacolo prodotto dalla Compagnia della Memoria di Pescara, a partire da quello della critica, conferitogli dalla giuria di giornalisti e blogger alternatisi nel corso delle sei giornate della manifestazione.
Selezionato tra i quindici corti in gara, il prodotto teatrale abruzzese ha stupito e sorpreso i presenti, attraverso l’attenta regia di Milo Vallone, riconosciuto miglior interprete del concorso, vista la sua ventennale esperienza tra ruoli di attore, regista e ora anche autore. Si tratta, infatti, della prima sceneggiatura scritta e partorita interamente dall’ingegno del maestro abruzzese, valorizzato per la particolare tecnica di indagine artistica, quella della CineProsa propria dei suoi successi, tra cui anche il recente cine – spettacolo dal titolo Il sogno di Cabiria, un omaggio al vate Gabriele D’Annunzio, autore delle didascalie di Cabiria.
Tornando allo spettacolo in scena al Teatro Millelire, è stato possibile riscontrarvi una netta freschezza interpretativa della giovane Marica Cotognini che, interpretando il ruolo di Serena nella pièce e diventando co – protagonista, affianca il regista pescarese, il quale dà corpo e voce ad Angelo, un uomo sulla quarantina incontrato per la prima volta dalla ragazza presso la stazione dei treni, definitosi un essere unico per la sua convinzione portata alla verità assoluta e giammai relativa. Questo il soggetto della messa in scena, la verità, messa in relazione con la menzogna, tema della prima edizione della rassegna teatrale di corti al Millelire. Pur non conoscendo la ragazza, Angelo cercherà di convincerla che non esiste nulla di più importante della verità, fonte del suo esser sano (cit.), condizione necessaria per raggiungere pienezza e completezza nella vita. Definitosi inoccupato, l’uomo trascorre le sue giornate parlando con la gente che incontra e, toccando temi talvolta ironici, dà esplicazione delle sue trattazioni tra famiglia e lavoro, entrambi persi per colpa della menzogna. Stimolando la presa di coscienza della ragazza, Angelo arriverà a turbarne la tranquillità interiore e la serenità ottenuta grazie al buon risultato nell’audizione musicale, provocando il vacillamento delle certezze della sua storia con Fabio, il quale sembrerebbe la stia attendendo a Cremona. Dando valenza alla propria abilità interpretativa e alle proprie acute capacità vocaliche, l’autore riesce ad affascinare i presenti, conducendoli in un lieto viaggio tra la “follia” del suo personaggio, sciogliendo l’intreccio narrativo solo nel finale, riconoscendo l’impossibilità di avere sia la tranquillità che la verità. Una scenografia piuttosto semplice, costituita da un tavolino e due sedie, a testimonianza del valore del buon prodotto teatrale, in cui si resta con l’amaro in bocca per il finale aperto alla libera interpretazione, stimolando l’attesa per un eventuale seguito. Momenti intensi e profondi condensati nei venti minuti circa della rappresentazione, ottimamente interpretati dai due protagonisti, la prima colta anche nelle parti di disperazione riscontrabili nel viso spiazzato dalle lacrime, mentre il secondo in quelle di uomo tutto di un pezzo, consapevole e fiero della sua unicità.
Rifacendosi nella location e nella contestualizzazione alle atmosfere pirandelliane de l’uomo dal fiore in bocca, a cui la trama dello spettacolo vuol dare omaggio, il testo di Vallone si mostra caratterizzato di spontaneità, freschezza, esperienza e buona sceneggiatura, particolarità che hanno permesso il trionfo romano, conquistando anche il premio più ambito della rassegna, quello del Miglior Corto dell’edizione dell’anno 2014 del Premio Millelire, un successo per l’attore, per il regista e per l’autore.