Conclusasi da qualche ora, l’edizione 2020 del Festival di Sanremo è – in sostanza – il risultato dell’epoca moderna nelle fattezze del periodo storico, calibrando un celebrativo legame con il passato avvalorato – nella serata finale – dalla presenza dell’orchestra dell’Arma dei Carabinieri sulle note dell’inno Nazionale di Mameli per i suoi 100 anni. Particolareggiata dalla direzione artistica di Amadeus alla sua prima conduzione, la finale della settantesima edizione di Sanremo è stata anticipata dalle due prime date con l’esibizione di dodici concorrenti ognuna, una serata cover svoltasi nell’ottica del tributo alla Musica e una dedicata alla finale delle Nuove Proposte, sezione giovanile della manifestazione che ha visto il trionfo di Leo Gassman con la sua Vai bene così.
Una conduzione impeccabile, quella di Amadeus, emotivamente coinvolto e visibilmente grato dell’opportunità di condurre il grande evento televisivo del Teatro Ariston, da sempre considerato un monumentale manifesto delle nuove tendenze musicali e culturali della Nostra Penisola. Sul palco della serata del 9 Febbraio tutti i cantanti in gara, ascoltati e sottoposti al giudizio della giuria demoscopica, di quello della sala stampa e del televoto, il tutto a fronte di un tour de force di simpatia e allegria arricchito dalla folgorante presenza di Fiorello per tutte le serate del Festival. Showman fortemente legato al conduttore ravennate da una profonda amicizia, Rosario Fiorello ha regalato straordinari momenti teatrali, musicali e recitativi con cui ha deliziato, aggiudicandosi, tra l’altro, una superba standing ovation per lo spirito innovativo ed esilarante delle sue gag, il pubblico dell’Ariston e i telespettatori. Presenza fissa anche quella di Tiziano Ferro, strabiliante voce del pop italiano che, affascinando il pubblico anche con personali riflessioni sulla vita e sugli anni, è spesso accostato a Massimo Ranieri per un discorso circa un’enorme eredità, condivisa, questa, anche nel duetto in scena a Sanremo 2020. Un’edizione da record anche per il contenuto artistico dietro le esibizioni dei performer in gara, dai look trasgressivi di Achille Lauro, diretto – niente poco di meno che – dalla polistrumentista della formazione di Vasco Rossi Beatrice Antolini, accanto all’impianto marcatamente rock de Le Vibrazioni e di Piero Pelù rispettivamente sulle note di Dov’è e di Gigante, fino a giungere alle atmosfere multi sensoriali create dal brano Finalmente io, scritto dal Blasco e portato sul palco da Irene Grandi. Tra gli altri artisti in lizza per lo scettro della musica italiana anche i superlativi Pinguini Tattici Nucleari, Levante, Michele Zarrillo, Elettra Lamborghini, Elodie, Raphael Gualazzi, Tosca, Piero Iannacci, Marco Masini e Rita Pavone, talenti indiscussi saliti, ognuno, sul palco raccontando un pò di sé. A conquistare lo scettro della nuova edizione della kermesse canora è Diodato, artista valdostano esibitosi in Fai rumore conferendo una grande emozione e aggiudicandosi notevole favore anche per la tematica trattata nel pezzo attraverso una tematica canonica e rigorosa. Piazzatosi sul podio al secondo posto anche Francesco Gabbani, tornato sul palco della città dei fiori con Viceversa, canzone strutturalmente diversa nei crismi da Occidentali’s karma (cit.) e con cui il brillante musicista carrarese spiazza le aspettative prefigurando una nuova poetica nella sua prossima produzione. Resa emblematica dalla presenza di numerosi ospiti del panorama italiano, la settantesima edizione del Festival di Sanremo – attraverso la partecipazione di Biagio Antonacci e i siparietti di Diletta Leotta, Mara Venier, Francesca Maria Novello e, assieme a tanti altri, anche di una spumeggiante Sabrina Salerno sui ritmi di Boys Boys Boys – ha confermato l’essenza dello spettacolo italiano e il valore dell’arte italiana in via di evoluzione e cambiamento dei generi e dei temi della Musica, qui raccontata attraverso spettacolo, live e varietà.