Trasferita nel far west, l’ambientazione del terzo capitolo della trilogia di Robert Zemeckis sposta – in un certo senso – il fulcro narrativo sul personaggio di Emmett Brown (Christopher Lloyd), concentrando su di lui l’attenzione e gli eventi narrati fino alla conoscenza di Clara (Mary Steenburgen), lasciando, anche se solo per un attimo, il carattere interpretato di Michael J. Fox in balia della necessaria presa di consapevolezza di sé dovendo imparare a cavarsela da solo.
Protagonisti di una nuova avventura inserita – come detto – nel contesto del vecchio West, Doc e Marty avranno un bel da fare per alimentare la DeLorean e riappropriarsi delle loro vite, escogitando una soluzione artificiosa e ricca di ambizione. Intenti a spingere la macchina del tempo fino alla velocità di 88 miglia orarie e non potendo contare sul plutonio, i due prenderanno possesso di un treno e posizioneranno l’autoveicolo sui binari, in modo da ritrovarsi a casa nel 1985. Atto conclusivo di una saga visionaria e ben strutturata, costituita da siparietti divertenti, proprietà dialettica sfrenate dei caratteri ed in particolare dello scienziato/maniscalco. Epoca prediletta dal buon Dottore, il West darà ai nostri protagonisti la possibilità di mettersi alla prova e scoprire nuovi sentimenti, allegramente saldati sui temi precedentemente evocati, come la suscettibilità di Marty e dei McFly in generale, l’avidità di potere dei Tannen e l’eccellente impianto musicologico costruito attorno al film, qui definito secondo tonalità country e baldanzose. Destinati a rimanere sospesi nel tempo, i due protagonisti dell’intera trilogia saranno chiamati ad un atto di responsabilità verso i propri cari e ancor più verso se stessi, facendo tesoro dell’esperienza vissuta e considerando il continuum spazio – tempo un qualcosa da esplorare e da cui trarre elementi positivi, questo in correlazione alla visione avveniristica del regista. A dar man forte agli effetti speciali del prodotto cinematografico si aggiunge, questa volta, anche un treno spaziale del tempo, a definire l’annunciata chiusura di un ciclo del cinema di fantascienza, come dimostra anche la ripresa dagli episodi precedenti del meccanismo di sveglia-colazione messo a punto dall’irrefrenabile scienziato interpretato da Lloyd con esperienza e saggezza nel ruolo guida di Marty.