In sala dal 28 Marzo 2018 e candidato ai Critics’ Choice Awards per i migliori effetti visivi, il lungometraggio fantascientifico interpretato da Tye Sheridan nel ruolo del protagonista si struttura all’interno di una realtà virtuale. Creata dal geniale studioso James Halliday (Mark Rylance), l’Oasis costituisce un luogo prestigioso in cui rifugiarsi – in un certo senso – dalla povertà di idee e dalla mancanza di prospettive nei confronti della vita per essere ciò che si desidera realmente.
Adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Ernest Cline, il prodotto risulta allestito in magna parte sullo sfoggio di effetti speciali e sulla computer grafica nell’ottica avvenente di un futuro distopico. Alle prese con una ingente sfida tecnologica, Steven Spielberg dirige un cast di giovani talenti nel contesto di una trasposizione computerizzata e tipica del videoludico, arricchita da una colonna sonora d’effetto strutturata tra musica anni Ottanta e, naturalmente, brani appartenenti alla discografia del gruppo britannico indie – rock Oasis. Partorito dall’intento di perfezionare un certo tipo di meccanismo d’intrattenimento, il film finisce per stuzzicare anche la riflessione sulle ambizioni e sui desideri dell’uomo, configurandosi, dunque, come una sorta di riflessione filosofica sulle necessità. Numerose le citazioni tessute lungo la sceneggiatura, a partire dai riferimenti a Shining di Stanley Kubrick e a Ritorno al Futuro, trilogia che vede Spielberg stesso tra i produttori, fino ad arrivare ad allestire il discorso sull’ambizione di riuscita degli alter ego di Wade Watts alias Parzival e Samantha Cook alias Art3mis. Sullo sfondo del film targato Warner Bros lo stato evolutivo del Pianeta, turbato da inquinamento e sovrappopolazione nel contesto abitativo in cui le città sarebbero divenute baraccopoli ad influire sulla qualità della vita, tanto da evidenziare una frattura sostanziosa tra mondo reale e realtà virtuale la conseguente preclusione della spontaneità dell’incontro e dei rapporti interpersonali.