Da ieri nei cinema italiani, il nuovo e probabilmente ultimo atto della saga inaugurata nel 1982 con Rambo: first blood concentra la narrazione sulla dimensione umana e relazionale del protagonista, travolto, questa volta, da un enorme dolore a livello intimo e meramente sentimentale. Alla base della narrazione il legame di Sly con il suo eterno e implacabile personaggio, rapporto, questo, identificato soprattutto nel finale con i riferimenti a passato e memoria, elementi che fanno di Rambo: last blood un film diverso dai precedenti della saga, spostandosi – anche se solo inizialmente – dall’atteggiamento battagliero e risolutivo di Rambo.
Tornato in Arizona dopo le vicende narrate in John Rambo del 2008, il veterano interpretato da Sylvester Stallone conduce una vita solitaria nella fattoria paterna al fianco di Maria (Adriana Barraza) e prendendosi cura di Gabrielle (Yvette Monreal), a strutturare il livello tematico del film di Adrian Gunberg sull’orizzonte familiare e sull’attenzione al benessere dei propri cari. Richiamato in azione dal rapimento della nipote interpretata dalla Monreal, il roccioso John darà adito al suo istinto di combattente per ritrovare e vendicare la ragazza, recatasi in Messico per ritrovare suo padre e sequestrata da Victor (Óscar Jaenada) e Hugo (Sergio Peris-Mencheta) Martinez. Sullo sfondo della sceneggiatura le doti strategiche e preparatorie in stile MacGyver di un giammai sopito soldato, coinvolto in azioni bellicose tra archi, fucili e soprattutto coltelli (cfr. pugnale, segno distintivo di Rambo) con espressioni talvolta eccessive di violenza. Apparentemente motivato dalla sete di giustizia, il grintoso personaggio chiave della vicenda, supportato dall’intervento della giornalista Carmen Delgado (Paz Vega), darà maestranza anche di un’intimità sentimentale di fondo che, deturpata dalla perdita del suo affetto più caro, lo porterà ad una riflessione sul senso della vita in riferimento alla natura di chi va via e ancor più di chi resta, predisponendo il contatto tra emozione del ricordo e – quasi fosse un testamento – di dissacrante immortalità. Divenuto un cult del cinema internazionale, l’intero franchise di Rambo sembra non esaurirsi e lascia trasparire un monito a non arrendersi e lottare per difendere i propri valori, quali – nei primi capitoli – la patria e l’amore per il Paese e – nel lungometraggio attualmente in sala – la famiglia e l’appartenenza, non mancando di incasellare la protezione della casa all’interno del prodotto. Altro elemento fondante del film in oggetto la colonna sonora di Brian Tyler, costituita da alcuni dei brani delle pellicole originali, divenuti pezzi clou del genere per lo stimolo alla suspense e un carattere accattivante, tanto da coinvolgere gli spettatori e riportarli indietro anche grazie ai fotogrammi ad epilogo del film prodotto dalla Balboa Productions e distribuito da Notorius Pictures.