Andato in onda ieri nella fascia preserale di Rai 4, l’action – movie di Ernie Barbarash intende strutturarsi all’interno dei confini di una corsa contro il tempo finalizzata a salvare la vita della piccola Isabelle, la cui unica speranza sembrerebbe risiedere nello zio Deacon (Jean – Claude Van Damme). Intenzionato ad avvalorare un non dichiarato legame di sangue, il carattere interpretato da Van Damme sarà chiamato ad un generoso gesto di donazione nei confronti della nipote, sotto le costanti cure del padre George (John Ralston) e in bilico tra la vita e la morte nell’attesa del trapianto.
Terza collaborazione tra il regista e l’artista marziale belga, il lungometraggio in oggetto affronta, dunque, la tematica della famiglia inserendola nella trattazione di necessità, disponibilità e salute, temi, questi, a corredo del prodotto cinematografico, corredato da sequenze di picchiaduro e combattimenti corpo a corpo. Diversi i colpi di scena inseriti lungo il film, tutti finalizzati ad arricchire il livello di suspense verso un finale tanto drammatico quanto carico di speranza, risvolto narrativo reso possibile – in sostanza – da un incondizionato duplice amore tra padre e figlia. Forte il raffronto con il passato sullo sfondo del lungometraggio, allestito – in un certo senso – sulle motivazioni sociali della possibilità e del riscatto, ad innescare la miccia espressiva delle due parti del film, quella iniziale di raggiro/superiorità e quella successiva della caccia alla ricerca di giustizia. Bilanciato dall’inserimento di tratti della movida e tonalità videoluminose, il centrale tema noir della pellicola porta lo spettatore dritto nelle atmosfere notturne del clubbing assegnando, infine, un primario senso di fratellanza e appartenenza familiare in riferimento al sacrificio.