Protagonista della serie di videogiochi Tomb Raider, il personaggio immaginario della donna ideata, nella versione del 1996, da Toby Gard e rivista da Rhianna Pratchett nel reboot videolucido del 2013. Adulta e fredda la prima, l’archeologa è diventata una giovane tanto insicura ed empatica quanto intraprendente e tenace nella versione del nuovo millennio, trasposta anche sul grande schermo da Simon West e Jan De Bont, prima, e da Roar Uthaug nel remake del 2018.
Regista della prima pellicola interpretata da Angelina Jolie, Simon West caratterizza la narrazione di un’ambientazione storicistica all’interno di grotte, fortezze e ritrovamenti epocali, in modo da permettere alla protagonista di strutturare la sua interpretazione su carisma e fisicità. Queste sono, infatti, le particolarità più in luce nel lungometraggio Lara Croft: Tomb Raider del 2001, un prodotto, questo, relativo alla presentazione della produzione relativa alla donna interpretata dalla Jolie, la quale restituisce il ritratto di un’audace avventuriera motivata da un forte attaccamento paterno e sprezzante del pericolo. Particolareggiato di un gioco magnetico di effetti speciali e cambi di scena, il lungometraggio risulta costruito attorno alla ricerca di una reliquia che consentirebbe di controllare il flusso del tempo, oggetto, questo, sulle cui tracce si sarebbero messi anche Powel (Iain Glen) e la setta degli Illuminati con l’intento di far inginocchiare il mondo ai propri piedi. Elementi fondanti del film di West il concentrato di azione e fascino a far presa sugli spettatori coinvolgendoli grazie al livello interpretativo della carismatica protagonista e dei caratteri a supporto della sceneggiatura, a partire dal fedelissimo Bryce (Noah Taylor) e dall’inizialmente rivale Alex (Daniel Craig) fino ad arrivare agli esperti interpreti del padre di Lara Lord Richard (Jon Voigh) e dello studioso Wilson (Leslie Phillips). Estremamente convincente e deliziosa nella caratterizzazione mimica e dialogica, Angelina Jolie torna nei panni della cacciatrice di tombe nella nuova avventura Tomb Raider: La culla della vita del 2003, sequel, questo, costruito attorno ad un’avvincente corsa contro il tempo. Partita alla volta dell’Africa per recuperare il vaso di Pandora prima che cada nelle mani sbagliate del malvagio Jonhatan Reiss (Clarán Hinds), il quale avrebbe assoldato il perfido Chen Lo (Simon Yam) per impossessarsene. Viaggiando tra i quattro angoli della terra, la narrazione ci porta fino al Kilimangiaro, dove – secondo il codice rinvenuto dalla protagonista – sarebbe nascosto il conteso oggetto. Strutturato su di un surplus di effetti speciali, il lungometraggio non riesce a ripetere il successo del prototipo di due anni prima a causa della poca innovazione e dello sfarzo tecnologico/futuristico, brillando, quasi esclusivamente, nell’interpretazione della Jolie.