Ribelle ed estremamente competitiva, l’adolescente Ellie Lansing (Grace Van Dien) è la protagonista di una storia fatta, in un certo modo, di rapporti interpersonali e legame con le proprie origini e con il desiderio di conoscere, anche se solo “in modo spirituale”, suo padre e sapere chi fosse realmente. Sarà il tentativo di assunzione di responsabilità e la ricerca di un posto per i lavori estivi a portarla nell’officina dello zio Tim (Sean Patrick Flanery), dove potrà crescere stando a contatto con la sua più grande passione, quella per i motori.
Desiderosa di scoprire le proprie radici, avrà, inoltre, l’occasione di misurare la sua predisposizione alla conduzione di bolidi da sterrato e da corsa, prendendo così coscienza di uno spirito competitivo che, fino al periodo trascorso con lo zio, era rimasto un po’ in sordina. Tenuta – per volontà della madre Jessie (Christina Moore) – lontana dalla verità sul reale impiego paterno per evitare che prendesse la stessa insidiosa strada, la ragazza si accorgerà del suo posto nel Mondo e avvertirà un reale benessere alla guida e prenderà consapevolezza della sua ambizione alla vittoria. Pellicola dello scorso anno, il lungometraggio di Shaun Paul Piccinino, uscito il 6 Agosto 2020 in Ucraina, si struttura quindi su due tematiche fondamentali, quella dei motori e del mondo racing e quella della famiglia nella volontà, detto “poeticamente”, di sapere da dove si viene. Nel cast del film anche altri giovani e giovanissimi caratteri come quello di Merle (Matthew Joel Kranyak), della sorellina di Ellie e del rivale Buc McCreadie (David Gridley). Adeguatamente corredato di un tratteggio adrenalinico tra le curve dei circuiti, Lady Driver si bilancia tra trattazione motoristica, identikit dei personaggi, rapporti con il passato e condivisione familiare, il tutto in un percorso tra ricerca, scoperta e verità.