Strutturato a mo’ di discorso sull’amore raccontato da molteplici punti di vista, il primo album della collaborazione del molleggiato con Gianni Bella e Mogol è anche l’ultimo album pubblicato nel secolo scorso da Adriano Celentano, aggiudicatosi il primato delle vendite italiane con oltre due milioni di copie fino alla fine del 2001[2]. Lavoro di impatto e di sicura influenza, Io non so parlar d’amore si struttura lungo canzoni di enorme fattura discografica, come Gelosia e L’arcobaleno, la prima avvalorata da un grande successo radiofonico e la seconda dedicata nel suo splendore a Lucio Battisti, prematuramente scomparso qualche mese prima della realizzazione.
Pubblicato il 6 Maggio del 1999, l’affascinante disco conferma, a poco più di vent’anni, l’essenza di un lavoro particolarmente ispirato ad ogni ascolto. Costituita da 12 brani, la tracklist risulta intrisa di sentimento e passione, tematiche raccolte, in tenuta incisiva, anche ne L’emozione non ha voce, manifesto della poetica di Celentano che richiama il titolo dell’album in diverse strofe. Caratterizzato dal gusto dell’artista per la ballata e per una forma musica di tipo rock, il disco presenta pezzi intriganti come Una rosa pericolosa, Qual è la direzione, Senza amore e rivisitazioni cover o riferimenti come Mi domando[3] e Sarai uno straccio[4], spaziando anche per i riflessi intimistici di Angel, brano venuto fuori da testo e musica di Matteo Di Franco. Detenendo la prima piazza delle classifiche italiane per 90 settimane, il risultato dell’operazione Celentano-Bella/Mogol è stato sbalorditivo, tanto da assegnare un nuovo punto clou nel pop italiano e della musica in genere, un successo garantito anche dai singoli estratti e dalla particolarità “graffiata” della voce del musicista milanese. Creando degli scenari emotivi in cui riconoscersi, il lavoro uscito per la Clan Celentano[5] dell’artista stesso finisce per indurre ad una riflessione cosciente sui rapporti e sull’anima, rendendo in musica un discorso che potrebbe risuonare dentro tutta l’umanità.
[2] cfr Hit Parade Italia, classifica vendite 1999/2001
[3] Brano già inciso da Gianni e Marcella Bella nel 1984, pubblicato nell’album Verso l’ignoto del 1990
[4] Parte del testo del pezzo era stato pubblicato nel booklet dell’album Mina Celentano del 1998
[5] Etichetta discografica dell’artista