Tratto dalla novella pirandelliana, Il treno ha fischiato è in scena fino ad oggi al Teatro Millelire di Roma con la regia di Antonio Diana e la supervisione artistica di Lorenzo De Feo. Una nuova produzione targata Millelire che, ancor una volta, affascina il pubblico coinvolgendolo e stimolandolo alla riflessione. Un omaggio a Pirandello, quindi, rivisitato, però, in chiave moderna attraverso delle musiche significative, prodotte dal gruppo americano DLD finalizzate a rendere lo show sul set teatrale del gioiellino di Prati un concerto di voci vero e proprio, voci che, oltre a servirsi di una dialettica interpretativa eccellente, mostrano una degna propensione musicale ed esecutiva.
Il set |
Sono quelle di Antonio Lupi, il quale si dedica per lo più alle enunciazioni riflessive, di Antonio Diana, il quale fa uso della sua maggior poderosità nelle sequenze esclamative, di Mariano Riccio e di Arianna Luzi, delicata e carica di passione anche nelle scene di ballo. Si tratta di voci che contornano la vicenda principale e ne raccontano le particolarità, quella della presunta pazzia dell’impiegato Belluca, interpretato da Alessio Spirito e messo al centro tra i quattro narratori come fosse in un limbo: si tratta del protagonista che, però, è come se non avesse voce in capitolo, come fosse una marionetta. E’ mosso, infatti, dalla voce dei quattro narratori, distinguendosi anche per i movimenti coreografici che, talvolta, esegue insieme ad Arianna, destando emozioni intense al pubblico sia per le esclamazioni descrittive di Antonio Diana, reduce dal successo di Abbascio a grotta, sia per la mera capacità narrativa di Antonio Lupi e Mariano Riccio, tonalità addolcite, infine, dalla pura e fresca vocalità di Arianna Luzi, diligente nel bilanciare le variazioni gravi con quelle acute. Luogo e tempo imprecisati nel rispetto della scena teatrale, nella quale si nasconde una profonda metafora che colpisce la riflessione dei presenti: quella del treno inteso come luogo di fuga e di perdizione.
Coreografie |
E’ proprio quando il Belluca sente il fischio di un treno dall’ospizio che il suo animo ritrova una speranza, quella di viaggiare con il pensiero lontano da ogni prospettiva di vita negativa e ritrovare pace e gioia. Il fischio scuote il nostro personaggio a ribellarsi allo squallore della vita, alle angherie del suo datore di lavoro e ai cattivi atteggiamenti delle persone a lui intorno. Rivelandosi una messa in scena in cui vanno a fondersi diverse manifestazioni artistiche, quali letteratura, danza e musica, lo spettacolo si avvale anche di una buona dialettica degli interpreti e sembra preannunciare un nuovo successo per il regista e per l’associazione Millelire.