Premiato con 7 Nastri d’Argento nell’anno dell’uscita[1] e recentemente anche con 6 statuette nel corso della cerimonia di assegnazione “virtuale” degli ambiti riconoscimenti cinematografici italiani, il film diretto da Marco Bellocchio intende rispecchiare il più possibile la verità e portare a conoscenza dei fatti relativi al maxiprocesso contro la mafia, in cui a svolgere una parte peculiare nelle indagini è stato il mafioso “pentito” Tommaso Buscetta, il quale, interpretato da Pierfrancesco Favino, avrebbe scelto, così come farà anche il suo compagno Totuccio Contorno (Luigi Lo Cascio), di collaborare con la giustizia per amore della propria famiglia.
Rifugiatosi in Brasile a causa dell’agitazione palpabile a Palermo per la guerra serrata tra le cosche mafiose di Cosa Nostra e dei Corleonesi, Buscetta riassapora un pizzico di vita normale, rifacendosi una vita prima di venire stanato e consegnato nelle mani di Giovanni Falcone (Fausto Russo Alesi), intento a sgominare la criminalità organizzata e tutto l’apparato della mafia. Condotta con peculiarità e fermezza dal giudice interpretato da Alesi, l’operazione ruota – a livello filmico – tutta intorno alla caratterizzazione del personaggio chiave portato sul grande schermo da Favino, il quale fornisce il ritratto di un uomo che, non avendo più nulla da perdere, è ben lontano dal temere perfino la morte. Sentendosi tradito dal losco Pippo Calò (Fabrizio Ferracane), Don Masino non ci penserà due volte a restituire la stessa moneta al vecchio amico e a tutti gli altri anche per non aver protetto i figli in sua assenza. Sullo sfondo del film il tenore di vita del protagonista, tra le passioni e gli amori coltivati in Brasile e in America, a definire un atteggiamento fuorviante e sicuro di sé. A dar man forte al nuovo successo del cinema italiano, il connubio tra la superba interpretazione del protagonista e la maestria con cui Bellocchio dirige tutto il cast nella trasposizione estremamente realistica dei fatti relativi alla delicata storia trattata, meritevoli, il primo, del David di Donatello di miglior attore protagonista e il secondo di quello di miglior regista. Strutturata sul grado di appartenenza alla sicilianità, la pellicola risulta affascinante anche per la cura dei dettagli, dalla parlata dialettale di cui si vestono le voci dei personaggi all’exploit dato dall’attenzione alla fotografia e al montaggio, quasi nell’ottica di un prodotto documentaristico che propone i ritagli dei giornali, le fotografie di quegli anni e la focalizzazione sull’ambientazione simil-barocca, il tutto costruito attorno alla profondità di sceneggiatura e dialoghi.
[1] Il film è uscito nelle sale il 23 Maggio 2019 e ha ricevuto 18 candidature ai David di Donatello del 2020