Versione 2019 del classico Disney del 1994, il lungometraggio in sala dal 21 Agosto ripropone sul grande schermo la storia di Simba, cucciolo di leone destinato a prendere il posto di suo padre Mufasa (Luca Ward vox) e divenire re della foresta. Caduto in un’imboscata per mano dell’avido fratello Scar (Massimo Popolizio vox), il leone doppiato da Luca Ward lascerà un vuoto incolmabile tra le Terre del Branco e lungo tutto il regno, su cui si innalzerà la perfida ombra dell’animale doppiato da Popolizio, artefice dell’invito alla fuga del legittimo erede al trono.
Elemento suggestivo del prodotto cinematografico diretto da Jon Favreau la colonna sonora curata – come nel classico di animazione – da Elton John e Hans Zimmer, regalando agli spettatori una sorta di continuità di fondo seppur in chiave spiccatamente moderna. Affascinanti le musiche costituenti la soundtrack, talune rivisitate nell’interpretazione, come accade nella versione italiana, in cui ad interpretare i testi sono Edoardo Leo, Stefano Fresi, Marco Mengoni ed Elisa, tra gli altri. Disperso nella foresta oltre la roccia oscura, il leoncino protagonista potrà godere dell’aiuto dei suoi nuovi amici Timon (Edoardo Leo vox) e Pumba (Stefano Fresi vox) per riconquistare la fiducia in se stesso e tornare, dopo l’incontro con Nala (Elisa vox), al suo legittimo posto spodestando lo zio e riavvicinandosi alla madre Sarabi. Doppiata da Antonella Giannini, la regina rispecchia la sofferenza per la perdita del compagno e l’inspiegabile fuga del figlio, ritrovando, però, la serenità e la voglia di combattere per i propri ideali al ritorno di Simba adulto (Marco Mengoni vox). Messa in scena da un cast vocale brillante, la fantastory pone il pubblico – in un certo senso – davanti alla necessità di credere in qualcosa e non perdere la speranza, parentesi narrativa, questa, specificata dal contatto tra Simba e il genitore disperso grazie all’aiuto del fedele Rafiki (Toni Gerrani vox). Questo l’elemento principe della scelta del protagonista di assumersi le proprie responsabilità di sovrano, il contatto ultra-terreno con il padre, a rimarcare il valore dell’appartenenza presente – oltre a quello del naturale legame padre/figlio – dall’inizio alla fine del film, prodotto estremamente curato a livello di montaggio, scenografie, ambientazioni e soprattutto di computer grafica.