Diffuso – ad anticipare l’uscita dell’album omonimo di due settimane dopo – a partire dal 14 Marzo 2008, il singolo esortativo di Vasco Rossi, balzato in vetta alla classifica italiana rimanendovi per tre settimane, si presenta come un grido all’idea di una situazione più pulita e al desiderio di ciò che né si potrebbe e né si farebbe (cfr). Una dichiarazione personale – in sostanza – che, però, finisce per toccare ognuno di noi, assicurandoci, probabilmente, di non essere i soli a volere qualcosa di diverso per il nostro presente e il nostro futuro.
Girato a Los Angeles, il video della canzone è diretto da Marco Ponti focalizzandosi, dopo una fotografia relativa alle ingiustizie della vita, sulla scalata di Vasco e della sua band per i 15 piani di un palazzo, fino ad arrivare, attraverso la scala antincendio, sul tetto e suonare, quasi come fosse un grido provocatorio alla libertà e allo sconforto per ciò che non va. Un’intensa ballata rock condotta sulle corde dell’emozione di chi – come dal grido del Blasco – non è disposto a non vedere e perdere, questo in funzione della necessità di darsi da fare anche autonomamente. Particolarmente inerente al periodo storico che la penisola italiana e tutto il mondo stanno vivendo, il brano riflette la personalità di un musicista che, rientrato proprio in questi giorni dalla California per riavvicinarsi ai propri connazionali, tenta, da sempre, di sottoporre la sua visione del mondo e della vita, in virtù di un onesto desiderio di cambiamento, rivoluzione e miglioramento. È proprio il carattere dell’attualità di questo e di molti altri pezzi del Komandante a far sì che essi, nell’ottica della provoca(u)zione che contraddistingue il rocker di Zocca, possano vivere un trapasso generazionale a cavallo dei tempi, tanto da renderlo efficace condottiero di emozioni e comunicatore di situazioni intime in cui, molto spesso, è possibile ritrovarsi.