Domani in prima serata su Italia 1, il terzo atto della saga testosteronica incentrata sul mito degli anni 80 e focalizzata sul riportare in auge, quindi, un’intera epoca cinematografica, intende posizionarsi lungo una narrazione vivace mettendo al centro la tematica del raffronto generazionale. Per farlo si avvale della necessità avvertita da Barney Ross (Sylvester Stallone) di supplire alle mancanze della sua vecchia squadra arruolando più giovani e altrettanto grintosi combattenti.
Uscito nel 2014, The Expendables 3 si colora dello sprint portato dai nuovi caratteri nella presunta ricerca di rivoluzionare il ritmo della sceneggiatura, assoldata sui punti saldi dell’atrocità, dei muscoli, delle armi e soprattutto del legame, tonalità, quest’ultima, ampliata dall’entrata in scena del personaggio interpretato da Mel Gibson nei panni di Conrad Stonebanks, vecchio compagno di guerriglia del carattere interpretato da Stallone e attuale carnefice con mire assolutistiche. Artefice del tentato annientamento della precedente formazione al seguito di Ross, l’antagonista portato in pellicola dall’ex Arma Letale ne causerà anche la messa in discussione di una forte amicizia in virtù di un tentativo di protezione da parte del protagonista nei confronti dei suoi soci. Strutturato, dunque, lungo le tematiche di una tutela quasi patriarcale e un interesse verso la riuscita della missione, il lungometraggio di Patrick Hughes sembra preannunciare l’evoluzione dei mercenari protagonisti verso un approccio meramente tecnologico e meno dettato alla battaglia senza esclusione di colpi, importato, nel film in oggetto, da Smilee (Kellan Lutz) e compagni. Affrescando – probabilmente – il contatto con la nuova generazione del cinema action, il prodotto cinematografico investe, ancora una volta, sull’interpretazione massiccia e robusta del padre di Rocky e Rambo con Arnold Schwarzenegger, Randy Couture, Dolph Lundgren, Jason Statham, Terry Crews, Jet Li, Antonio Banderas, Harrison Ford, Wesley Snipes e Kelsey Grammer, tutti uniti a specificare la rilevanza che ha dato il cinema action di qualche decennio fa alle nuove tecniche dell’azione trasposta sul grande schermo in riferimento al “classico che non si batte”.