Recensione:
Primo lavoro degli Hope Leaves, rock band trevigiana nata nell’estate del 2004: si tratta di un album realizzato in studio sotto l’etichetta discografica Nerdsound Records; l’album nasce dopo un lungo cammino di perfezionamento del sound della band, in bilico tra pop acustico britannico e atmosfere lo-fi americane; muovendosi solo con strumenti acustici e senza alzare mai la voce, danno vita a 11 brani che trattano di un’innocenza perduta, di peccatori con le loro dolorose redenzioni e della speranza che se ne va.
Nati per essere cantati sottovoce, senza disturbare, i brani risultano essere ben curati intorno alle chitarre acustiche di Neil Lucchetta, anche voce del gruppo, ed Enrico De Luca. Il disco, nel suo insieme, risulta essere una malinconica speranza di ritrovare l’arcobaleno nella vita. L’attesa dell’arcobaleno si tinge di pomeriggi nebbiosi, di lunghe passeggiate autunnali sul lago e di colori pastello.
Con un sound americaneggiante e accattivante, con ballate acoustic rock e con testi tutt’altro che banali e carichi di ispirazione, specialmente nel brano “Green”, gli Hope Leaves cullano gli ascoltatori, dimostrando grande abilità tecnica e raggiungendo un notevole livello emozionale con i versi di frustrazione e malinconica del brano conclusivo “Bare and Mine”. Quest’ultimo brano, dopo qualche ascolto, riesce a suscitare forte interesse, a pari merito del pezzo “Sorrow”, caratterizzato dalla presenza di tanto rock acustico americano degli anni settanta. Si vive nel mondo del lago raffigurato in copertina, in una poesia naturale a cui la modernità nuocerebbe, proprio per questo, il disco può essere considerato anche come un tuffo nel passato e nella pace della natura che il mondo contemporaneo ha smarrito.
Tracklist
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Till the rainbow starts to shine
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For a while
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Sparrow
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Colours of innocence
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Sinner
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Redemption in pain
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Ships have sailed to the moon and back
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Outside the snow is falling
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Green
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Voices
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Bare and mine
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