Diretto da Peter Farrelly e uscito nei cinema italiani il 31 Gennaio, il film vincitore dei prestigiosi riconoscimenti per miglior film e miglior sceneggiatura originale, tra gli altri, narra della storia vera di Tony Lip, pseudonimo di Frank Anthony Vallelonga. Interpretato da Viggo Mortensen, il protagonista del lungometraggio, chiamato a scortare il talentuoso pianista Don Shirley (Mahershala Ali) in vista degli impegni musicali nel Paese, dovrà fare i conti con il livello culturale dell’America degli anni ’60, trovandosi spesso spiazzato dai pregiudizi razziali nei confronti del suo capo.
Partiti per una lunga tournée nel Sud degli Stati Uniti, i due caratteri daranno voce alle proprie inquietudini e alle proprie difficoltà nell’ottica di un supporto emotivo reciproco, questo in virtù di una sincera amicizia costruita attraverso lo scambio letterale reciproco a bordo auto. Un’interpretazione da Oscar, quella di Ali, il quale fornisce sia l’immagine di un artista in balia di fama e talento che quella di un uomo che, lontano dal palco, deve far i conti con il pregiudizio della gente, manifestando un senso di solitudine e disagio. Raccolta tutta nella tappa finale del tour, tale scena di diversa considerazione personale, funge – presumibilmente – da elemento chiave dell’intento del programma di Donald Shirley nel recarsi in quegli ambienti culturalmente chiusi e dettati all’emarginazione. Ex buttafuori della movida newyorkese, il carattere portato sul grande schermo da Mortensen si farà, invece, portavoce del conferimento di coraggio al suo compagno di viaggio, permettendogli di rallegrarsi attraverso un’entusiasmante esibizione in chiave jazz improvvisata all’interno di un locale di ritrovo per afroamericani. Costretto a viverre in bilico tra due mondi, Don Shirley sarà protagonista di uno sfogo con il suo nuovo amico dato l’ingente peso della difficile integrazione nella società a causa del ripudio da parte della comunità americana per il colore della pelle e allo stesso tempo dalla comunità afro per aver rinnegato le sue origini. Avvalorato dalla conquista di tre statuette sia ai Golden Globe che agli Academy Awards, il lungometraggio restituisce, tra l’altro, l’immagine di una natura incontaminata nel contesto, elemento, questo, reso attraverso una fotografia sublime, evidentemente specchio di una tendenza all’assaporamento del paesaggio come fonte di ispirazione.