Sbarcato anche su Chili, il nuovo heist movie di Vincenzo Alfieri si delinea lungo una tematica spiazzante trattata in modo originale con le pinze della spontaneità e della veridicità. Interpretata da Fabio De Luigi, la tematica della mancanza di aspirazione funge da punto di contatto con la controparte messa in scena da Edoardo Leo nei panni di un ex pugile pregiudicato e ambizioso con il sogno nel cassetto di riabilitarsi. Particolareggiata a livello di cambio piano, la sceneggiatura del film, scritta a otto mani da regista in collaborazione con Giuseppe G. Stasi, Alessandro Aronadio e Renato Sannio, presenta diversi elementi corali di tipo magnetico e affascinante, attraverso cui lo spettatore è catturato in un resoconto ben confezionato di un fatto di cronaca.
Riflettendo sullo stato attuale della situazione economica italiana e sul destino maschile, il regista affronta – come accadeva anche nel suo precedente lavoro – un tema sociale, ponendo in essere il disagio di un fattorino delle poste a causa di un lavoro poco dinamico. Deputato a compiere ogni giorno il percorso della navetta portavalori, Luigi Meroni (Giampaolo Morelli) è un sognatore proiettato verso la Costa Rica che, stufo della quotidianità e ormai giunto a tre mesi dall’età pensionabile, si vede proiettato nel desiderio di gestire un Chiringuito con l’amico Luciano (Giuseppe Ragone). Vedendosi privato del sogno a causa di un provvedimento politico di un senatore giammai eletto (cit.), il loquace personaggio interpretato da Morelli si improvviserà criminale facendo leva sui privilegi della sua posizione e mettendo su un piano curato nei minimi dettagli. Tratto da una storia vera, il lungometraggio ripercorre le fasi di una vicenda rocambolesca che, mettendo in luce il fascino del crimine e le relative conseguenze, indirizza al buon senso predisponendo una narrazione a tinte noir lungo l’archetipo drammatico della settima arte in cui è possibile riconoscere lo sguardo del regista-sceneggiatore, questa volta fisso dietro la macchina da presa per un lavoro maturo corredato di un livello di analisi contemporanea sulle frustrazioni e sul rancore dei protagonisti. Rimaneggiata con cura, la presentazione degli episodi è il risultato di un sentito lavoro di impostazione scenica e montaggio, una significativa regia, coraggiosa nell’interfacciarsi con la tematica veritiera della storia e decisa nel concentrarsi sui momenti di tormento dei personaggi, senza mai indugiare troppo nell’intimità e – in virtù di un racconto poco romanzato – lasciando spazio alla libera presa di posizione.