Tratto dal monologo I figli ti invecchiano scritto da Mattia Torre e recitato da Valerio Mastandrea, il lungometraggio di Giuseppe Bonito fornisce l’affresco delle difficoltà di una coppia alle prese con un difficile mantenimento educativo. Già genitori della piccola Anna, Nicola (Valerio Mastandrea) e Sara (Paola Cortellesi) si faranno carico – anche se per una casualità di fondo – di una scelta coraggiosa e controtendenza, quella di mettere al mondo un secondo figlio allo stato attuale della precarietà lavorativa.
Un discorso estremamente attuale, quello su cui poggia la sceneggiatura del film, strutturata secondo i punti cardine di un ragguaglio che – in virtù di un amore da dare – possa diventare esortativo e motivazionale in riferimento ad una contemporaneità di nascita zero. Strutturato lungo una tematica per certi versi straziante, la pellicola permette agli spettatori anche di riconoscersi nel soggetto narrativo, fungendo da monito a non arrendersi in funzione di una speranza impercettibile e futuristica di gioia e felicità, elemento, questo, racchiuso in una fotografia, al centro del prodotto cinematografico, relativa al sorriso di un brillante Mastandrea con in braccio il nuovo arrivato della famiglia. Uscito al cinema il 23 Gennaio, il film di Torre sembra porsi come racconto tanto romanzato quanto effettivo dei difficili compiti educativi di una famiglia in questo particolare momento storico dell’Italia, dove tutto appare una ritorsione contro se stessi e risulta gravante sulla continua lotta per la sopravvivenza. Corredata da un discorso relativo all’evoluzione entusiasmo/voglia di fuggire della coppia protagonista in virtù della situazione narrata, Figli diventa, forse, punto di contatto, tra ciò che si vorrebbe essere o fare e ciò che realmente si è o si fa in funzione di una vita ormai condizionata. A prendere parte al film diretto da Giuseppe Bonito anche Stefano Fresi e Valerio Aprea nei panni di genitori disperati e – in virtù di un contenuto prettamente realistico del film – provati dalle responsabilità.