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Hevi Dilara: direttrice artistica del festival |
Termina oggi la quinta edizione del Festival del cinema Kurdo che, anche quest’anno, ha dato modo al pubblico italiano di entrare in contatto con la vita millenaria di questo popolo, attraverso tradizioni, usi e costumi, messi in luce nei film ed anche negli aperitivi a base di piatti tipici. Dedicata al ricordo della professoressa Mirella Galletti, esperta kurdologa e giornalista, deceduta lo scorso settembre, l’edizione 2013 del festival ha dato spazio anche a dibattiti ed eventi collaterali, come quello della serata dell’anteprima, rivelatasi un coniugo di cinema e musica, grazie a Tara Jaff, famosa arpista di origine kurda. Con la sua musica ha accompagnato la proiezione di Zare, primo film della storia cinematografica kurda, risalente al 1927, prodotto e registrato nell’Armenia sovietica. Si tratta di un film muto e in bianco e nero che racconta la storia di un giovane nomade kurdo che lotta, al fianco della sua ragazza, per vivere un amore felice. Diretto da Amo Bek-Nazaryan, fondatore del cinema armeno, diplomato a Mosca, il film mostra l’evoluzione della storia dei protagonisti che, uniti dal sentimento dell’amore trovano la forza di affrontare le difficoltà. L’evento collaterale, tenutosi il 14 gennaio, ha anticipato l’apertura ufficiale del festival, programmata per il 16 Gennaio presso la Casa del Cinema con la proiezione de La voce di mio padre, girato tra Francia, Turchia e Germania nel 2012. Diretto da Zeynel Dogan e Orhan Eskiköy, il film risulta essere una meditazione poetica sulla personalità identitaria e sul legame, nonché il profondo ritratto del cambiamento radicale di un paese. Zeynel Dogan, laureato in giornalismo, è un regista kurdo indipendente, fondatore della casa di produzione Perisan Film e da dieci anni collabora con Eskiköy nella realizzazione di lungometraggi, documentari e brevi docu – film.
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Zeynel Dogan e Orhan Eskiköy |
Al Nuovo Cinema Aquila, invece, sono stati proiettati, durante il pomeriggio – sera del 17 gennaio, i film: E’ stato lo stato di Veysi Altay, Il taccuino di Lice di Ersin Celik e Militi Rotti di Seyfettin Tokmak. I primi due corti, proposti in un lungometraggio pomeridiano, sono stati girati in Turchia nel 2012 e trattano il primo dei crimini compiuti contro il popolo kurdo, denunciandone alcuni noti responsabili, mentre il secondo è un documentario ricostruito attraverso le pagine del diario di Ahmed Tektas, in cui sono stati annotati tutti i fatti accaduti nel paese dal 1945 in poi. Tra questi primi due film si è potuto assistere al dibattito sul ruolo dei richiedenti asilo in Italia, affrontato dal prefetto Compagnucci che insieme a Daniela Di Capua, direttrice del sistema centrale del servizio protezione rifugiati, ha dato ai presenti una esplicazione anche dei fatti politici, ricostruendo la storia dei rifugiati kurdi in Italia e rivendicando la necessità di equità tra i popoli.
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Dibattito sul ruolo dei richiedenti asilo |
A partire dalle 21,30, invece, è stato proiettato il film turco Militi Rottiche, girato tra Turchia, Svezia e Bosnia, parla della storia di due ragazzi partiti da Madrid per cercare lavoro ad Instanbul, trovandovi, invece, l’amicizia con Medina e la figlia Elma, malata di cuore. È la storia della lotta per la sopravvivenza in una delle metropoli del mondo, passando tra amicizia e solitudine, a seguito della scomparsa di Medina. Tematica del confronto con la famiglia o degli affetti familiari anche in Io sono partito, tu sei rimasta di Mujde Arslan, nonché in Giocando alla famiglia di Bingol Elmas, proiettati nella giornata di ieri al cinema Aquila. Il primo tratta dell’avventura di una donna partita alla ricerca del padre, da Istambul a Maxmura, dove incontra alcuni dei suoi parenti stretti, trovandovi un’opportunità di avvicinamento e di dialogo. Nel secondo film, invece, si affronta la tematica del matrimonio precoce, attraverso il racconto della storia di quattro donne, protagoniste di profonde sofferenze, causate dal vivere un rapporto maturo, in giovane età.
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Bingol Elmas |