Uscito la scorsa estate e presente nel catalogo di Sky Cinema, il secondo capitolo della serie interpretata da Sylvester Stallone, nei panni dell’esperto collaudatore di prigioni Ray Breslin, sembrerebbe rompere gli equilibri action strutturati nel prequel del 2013, dove a dar man forte all’adrenalina di fondo era principalmente la coppia Stallone – Schwarzenegger. Tematica centrale del film quella della vendetta, covata da Kimbraw (Wes Chatham) nei confronti dell’ex capo e della sua organizzazione di sicurezza.
Licenziato un anno prima per condotta inappropriata, il carattere interpretato da Chatham sembra non aver imparato la lezione affidandosi soltanto alle sue tecnologie e ai suoi algoritmi, unico punto debole della sua altrimenti inespugnabile Ade, dove si ritroveranno gli specialisti di Breslin Luke (Jesse Metcalfe) e Shu (Xiaoming Huang), i quali, servendosi delle nozioni apprese dal loro mentore, dovranno escogitare un piano di fuga e sopravvivere allo Zoo. Un progetto, quello dell’Ade, sviluppato a partire da quello della Tomba (cfr) del precedente capitolo, qui portato ad un livello superiore dall’incremento delle tecnologie, caratterizzando il penitenziario situato ad Atlanta dell’impossibilità di stringere rapporti interpersonali, come avveniva invece in Escape plan – fuga dall’inferno, dove il contatto interno era il dottore dell’infermeria. Pungendo sulle debolezze dei detenuti, il programma di Kimbraw poteva essere disturbato soltanto dal suo maestro, motivo per cui, una volta rinchiuso anche il protagonista, sarà più facile elaborare un piano di fuga studiando le abitudini e affidandosi al Conte Zero della legione. Lungometraggio molto più concettuale che di azione sul campo, il film di Steven C. Miller schiera nel cast anche 50 Cent e Jaime King, rispettivamente nei panni di Hush e Abigail, accanto a Dave Bautista alias Trent De Rosa, roccioso uomo d’azione reclutato dal carattere vestito da Sly per un appoggio all’esterno prima – quasi come se sapesse di essere braccato – di tornare dentro.