Pubblicato il 12 Marzo del 2014 (cfr Almanacco Musicale), il singolo del Blasco annunciato lo scorso 28 Febbraio sul sito ufficiale dell’artista occupa anche il secondo posto della classifica FIMI, segnando un nuovo successo discografico per il rocker di Zocca. Anticipata dalla condivisione social del relativo lyric video sulla pagina facebook del musicista, la canzone porta con sé – data l’ispirazione a Cosi parlò Zarathustra di Friedrich Nietzsche – un notevole background di tipo letterario e filosofico, nonché un riflesso internazionale per via del recording effettuato tra gli studi Speak Easy di Los Angeles e l’Open Digital di Bologna.
Concepito come parte dell’album Sono Innocente dello stesso anno, il brano è stato certificato disco di platino con più di 50000 vendite e fa rivivere quell’atmosfera marcatamente rock attraverso una ballata sfrenata lungo le corde di Stef Burns e Vince Pastano, le percussioni di Guido Elmi e della batteria di Matt Laug, i cori di Annalisa Giordano e molto altro. Un piatto molto ricco, quello con cui Vasco ha deliziato i palati di un pubblico vastissimo, in virtù di una sintonia perfetta tra ballad e hard rock, tra malinconia e lucidità, il tutto attraverso la relazione tra assoli di chitarra e un testo potente/vigoroso che richiama – come anticipato – la filosofia tedesca. Scanditi da locuzione senza troppi giri di parole, i passaggi musicali risaltano per il ritmo e l’aumento di intensità al mutare di testo e melodia, il tutto tra un disincantato raffronto con la presa di consapevolezza del reale predisponendo un’analisi della modernità e un grido a conservare il tempo e i ricordi. Pur guardando al futuro con il giustificato timore, il Blasco immette nel pezzo tutta la sua vena poetica in virtù di un’amara riflessione della vita, strutturata anche dalla chitarra dissacrante da brividi di Burns, protagonista di un viaggio isolato sulle melodie del suo strumento. Un ritorno al passato, quasi, quello compiuto dal Kom attraverso un flusso graffiante e sanguineo di melodia e rock tra cui sembra insinuarsi una ballata epocale, segno del richiamo dei suoi pezzi simbolo e di un cambio di rotta rispetto alle più recenti, giusto per citarne alcune, L’uomo più semplice o Cambia-menti.