Non vince il titolo ma conquista la gente (cit.) … questo l’epilogo del lungometraggio uscito in sala il 14 gennaio 2016 in veste di spin-off della saga relativa alle imprese del leggendario Rocky Balboa. Tornato nei panni del pugile di Philadelphia, Sylvester Stallone interpreta in modo entusiasmante il ruolo guida di Adonis (Michael B. Jordan), figlio del suo avversario/amico Apollo Creed, caduto – come sappiamo – sotto le mani di Ivan Drago in Rocky IV. Valsogli una candidatura agli Oscar e un Golden Globe per miglior attore non protagonista, il ruolo dell’indimenticato lottatore conferisce a Stallone l’etichetta di tenace e ambizioso duro non disposto a stare fermo ad aspettare il suono della campana.
Orfano dalla indole combattiva, il giovane Donny potrà avvalersi delle cure materne della vedova di Apollo Mary Anne (Phylicia Rashad) e contare sull’agiatezza preclusagli per troppo tempo a causa dello smarrimento tra case famiglia e riformatori. Cresciuto con i filmati ritraenti il padre mai conosciuto e arrivato nella capitale del pugilato Philadelphia, il carattere interpretato da Jordan si mette da subito alla ricerca di Rocky per convincerlo ad allenarlo. Inizialmente reticente all’idea di prendere sotto la sua ala il figlio del suo più caro amico, la vecchia roccia (cit.) della boxe si troverà coinvolto nel percorso di allenamento in stile vecchia scuola compiuto dal ragazzo avvertendo in lui dei chiari geni da combattente di razza. Prefissatosi l’obiettivo di non deludere le aspettative e gettare sul ring tutta l’inquietudine del suo passato, il figlio d’arte protagonista del film potrà finalmente disputare un match professionistico con Pretty Ricky Conlan (Tony Bellew) a Liverpool, dove, seppur sconfitto, dimostrerà di avere non soltanto la forma fisica ma anche il cuore di un grande campione, valore, quest’ultimo, valido sia sul ring che nella vita (cit. Rocky). Costretto a lottare contro un nemico più duro di qualsiasi avversario incontrato sul ring, il carattere interpretato da Sly potrà contare sul supporto del neo – nipote (cit.) e della bella Bianca (Tessa Thompson), trovando un appagamento alla sua esistenza, ridotta in totale solitudine dopo la morte di Paulie. Sviluppato su una sceneggiatura che ricorda – per certi versi – quella del primo Rocky, il film di Ryan Coogler sancisce l’esordio di una nuova produzione cinematografica, atta ad emozionare, stupire e – in un certo senso – lanciare un messaggio di coraggio e speranza di cui si fa portavoce il giovane Creed nel lungometraggio in oggetto, mentre nella saga dello Stallone Italiano ne era veicolo Rocky Balboa.