Disponibile da ieri in digitale, il lungometraggio di Albert Dupontel vorrebbe forse render agrodolce una ferita della nostra storia, ironizzando sul periodo post bellico ma comunque inducendo ad una riflessione sulla vita quando deturpata da avvenimenti tragici come quello della Grande Guerra. Tratto dal best seller di Pierre Lemaitre, il film restituisce l’immagine intimistica del disagio di chi, reduce da un avvenimento tragico, si ritrova a dover far i conti con un cambiamento ingente, tale da sotterrarne l’essere e stravolgerne le consapevolezze in un soggetto tendenzialmente drammatico, trattato, però, con maestria, colore e humor.
Sopravvissuti al conflitto del 1918 grazie ad una tutela reciproca, Edouard (Nahoulle Pérez Biscayart) e Albert (Albert Dupontel) dovranno far i conti con la difficile riconquista della propria identità nella stringente cultura francese, motivo per cui metteranno a segno un piano elaborato di false realizzazioni monumentali. Artista di talento e abile disegnatore, il carattere interpretato da Biscayart si servirà del suo tratto per realizzare dei cataloghi di monumenti dedicati ai caduti in battaglia e sottoporli all’attenzione dei loro familiari. Sotto falso nome e con una certa disapprovazione, il talentuoso pittore si avvarrà dell’aiuto commerciale del coprotagonista e della delicatezza interattiva di una giovane amica, chiamata a decifrarne ed interpretarne il linguaggio. Deturpato anche nell’aspetto dall’atrocità bellica, Edouard si era rifugiato in una cantina, dietro al conforto delle sue maschere per sfuggire agli occhi della gente. Tutto sembra filare liscio ma il caso vorrà che ad interessarsi delle opere sia proprio la famiglia dell’uomo dato per disperso, il quale ben presto sentirà il bisogno di sentire il calore di un abbraccio paterno e rivelarsi, rendendosi infine conto di non poter essere accettato dalla comunità. Sullo sfondo della pellicola, infatti, ad aleggiare è un mondo fatto di opportunismo e corruzione con tanto di affaristi che dalla guerra hanno soltanto guadagnato, dando spazio anche al riflesso amoroso e – sempre in ottica di riconquista – sentimentale del carattere interpretato dal regista. Condividendo con l’amico solo l’esperienza bellica e un forte odio per il tenente Pradelle (Laurent Lafitte), Albert vorrà soltanto render giustizia al ricordo dell’amico devastato nell’aspetto e ad ultimo dai rimorsi, dando adito all’idea di un legame inizialmente gonfiato anche per convenienza e successivamente da conservare.