Divertente commedia messa in scena, dal 28 marzo al 1 aprile, al Piccolo Teatro Campo d’Arte di Roma da Alessandro Di Somma e Maria Antonietta Fama. L’incomunicabilità, la difficoltà di aprire il discorso, l’attesa e la dialettica costante dei sessi sono i temi cardini di questo interessante spettacolo.
La rappresentazione, diretta da Velia Viti, conferisce al pubblico un’immagine del “si stava meglio quando si stava peggio”, legata al discorso sulla tecnologia in progresso dagli anni ’40 ai giorni nostri. In tre sketch divertenti, distanti nell’inquadramento temporale, una brava e versatile Maria Antonietta Fama interpreta tre donne in ambiti diversi. Inizialmente, è una studentessa fuorisede in viaggio sul treno che senza credito al cellulare si sente perduta; successivamente veste i panni di una signorina in attesa per un appuntamento al parco con la medesima situazione di mancanza dell’apparecchio telefonico. Infine è un’attrice di rivista che si trova in camerino dopo lo show a sfogarsi con il suo amato, sempre però attraverso un apparecchio telefonico. Quest’ultimo diviene simbolo della comunicazione che passa dalle rudimentali cornette dell’antichità fino ad arrivare ai cellulari dei nostri giorni. É una comunicazione in progresso e al tempo stesso in decadimento perché da un lato ha aumentato le possibilità di tenersi in contatto ma, d’altro canto, ha diminuito l’usufruire dei rapporti interpersonali, fatti anche di contatto visivo e non solo verbale a distanza.
Fra sketch divertenti e intermezzi musicali i due attori riescono a trasmettere al pubblico, tra musicalità, finzione e realtà il senso proprio della commedia, deducibile dal titolo stesso: “Appese a un filo” il quale sta ad indicare che, proprio come nell’antichità, il rapporto amoroso per la donna passa attraverso un filo, quello telefonico che, talvolta, nasconde una fregatura. Lo spettacolo è proprio costruito attorno alla figura femminile dell’attrice e Alessandro Di Somma è molto bravo nel ruolo di supporto alla protagonista.