Avvalorata dalla conquista nel 2016 di un Saturn Award per la miglior trasposizione da fumetto a film, la pellicola segna l’avvio della cosiddetta Fase 2 dell’epopea cinematografica Marvel rispecchiando – in un certo senso – l’ambizione di grandezza intorno ai confini di una tematica tesa allo studio del rapporto tra miniaturizzazione e gigantismo, contestualizzato a livello umano nella persona di Scott Lang (Paul Rudd), un ex galeotto imbattutosi in una tuta dalle“enormi” possibilità.
Intenzionato a diventare l’eroe che la figlia Cassie crede che sia, il protagonista deciderà di cogliere la sua occasione di riscatto ed indossare i panni dell’uomo-formica Ant-man, un progetto sviluppato dallo scienziato Hank Pym (Michael Douglas), il quale, mosso dalla volontà di proteggere la figlia Hope (Evangeline Lilly),avrebbe deciso di contattare Scott e fare affidamento sulla sua destrezza concedendogli la tecnologia del rimpicciolimento. Trovandosi a contrastare i loschi piani di Darren Cross (Corey Stoll) e salvando i suoi più cari affetti dagli artigli del Calabrone, l’uomo riuscirà a riqualificarsi agli occhi dell’ex moglie Maggie (Judy Greer) e dell’agente Paxton (Bobby Cannavale). Sullo sfondo della sceneggiatura scritta da Joe Cornish, Adam Mckay e dallo stesso Rudd, tra gli altri, è possibile riscontrare – quale livello tematico – la ricerca di una seconda possibilità nei confronti di una vita ostacolata dai pregiudizi per il passato. Forte la valenza del rapporto con il passato nella pellicola di Peyton Reed, in cui il carattere di Hank dà spazio anche al ricordo del legame con la moglie Janet, scomparsa anni prima e destinata a rivoluzionare anche il prossimo futuro di Hope. Uscito in Italia il 12 Agosto 2015, il lungometraggio si inserisce all’interno della produzione relativa agli Avengers, presentando un nuovo membro dagli atteggiamenti bizzarri e talvolta poco responsabili dettati dall’impulsività del protagonista nell’interfacciarsi con la situazione.