Altro prodotto celebrativo della grandezza dell’attore italiano Alberto Sordi, il documentario di Fabrizio Corallo, realizzato con riprese RAI e di CINECITTÀ LUCE, funge da arricchimento al racconto della magnificenza di un personaggio entrato nella leggenda, proprio in virtù della raccolta di testimonianze di alto rango e dell’analisi delle maschere portate brillantemente in scena in più di 160 film. Venuto fuori dal doppiaggio in radio, il talento dell’Albertone nazionale si è progressivamente rivolto al Cinema, tra l’attività di attore e regista mediante cui ha raccontato con libertà e purezza un frangente di storia italiana ma non solo, divenendo un fenomeno della cultura nazional-popolare e rappresentando il Maestro della commedia italiana anche all’estero[1], a testimonianza del tanto ambito successo internazionale raggiunto. Ben salda sull’elemento della romanità, la carriera dell’Alberto Sordi istrionico e allo stesso tempo malinconico viene messa in luce in questo docu-film tendenzialmente enciclopedico che, in virtù di una narrazione temporale e quasi solenne, raccoglie alcune delle immagini più significative non solo del suo percorso professionale ma anche del suo animo riservato, analitico e pseudo-riflessivo che ha tenuto sempre per sé (cit.).
Tanti i colleghi e le altre personalità riunite all’unisono per omaggiare l’attore a 100 anni dalla nascita, raccontando alcuni aneddoti e anche le loro esperienze di collaborazione, tesoro sia per loro che per il panorama artistico globale. Tra questi il “figlio d’arte” Carlo Verdone, co-protagonista, appunto, della pellicola In viaggio con papà del 1982 e suo adulatore fin dalle prime chicche regalate al mondo della Settima Arte. Quella del rapporto con Carlo Verdone è proprio l’immagine di un simbolico interesse paterno e amicizia sincera, fatta di incontro, supporto, riconoscenza ed esperienza, le stesse qualità riconosciutegli anche da Valeria Marini chiamata a vestire i panni di Federica in Incontri proibiti del 1998, ultima apparizione cinematografica dell’attore capitolino. Molti altri i personaggi intervistati, da Giovanna Ralli a Christian De Sica, passando per un resoconto delle passioni vissute per le molte donne con cui ha condiviso le scene. Emblema della commedia all’italiana, Sordi ha descritto i modi e gli usi di talune epoche storiche, dando voce anche a personaggi tragici e filo-drammatici, di cui ha costruito le particolarità e i caratteri anche con contraddizione, spaziando con agilità per ruoli e generi ma comunque costantemente dettato ad una commedia seria e mai banale, lavorando anche con Vittorio De Sica ne Il conte Max del 1975 e scegliendo dedicarsi interamente all’arte pur dovendo rinunciare a qualcosa che ne avrebbe presumibilmente limitato l’impegno prefissatosi (cit.), quello di dare qualcosa all’Italia e al Mondo intero. Seguendo la linea della denuncia civile, anche il Sordi regista non manca di destare interesse storico e culturale, non solo ampliando l’orizzonte comico italiano con battute storiche come quella de Il Marchese del Grillo o l’indimenticabile presa di posizione di Un americano a Roma, ma anche rispecchiando i costumi e le mancanze di un sistema in pellicole come Il medico della Mutua e il suo sequel. Precursore dei tempi e dei modi, Sordi ha incarnato, infatti, oltre ai pregi e i difetti dei romani, le consuetudini della sua epoca e i vizi dell’italiano medio, resi indubbiamente caricaturali dall’alto della sua levatura professionale e umana ma anche rappresentativi di uno spaccato nazionale in cui riconoscersi ogni giorno, immagine restituita dal prodotto di Corallo che, inevitabilmente colmo di luoghi comuni, costituisce un manifesto dell’arte e della recitazione di un uomo votato al riconoscimento della romanità e non solo.
[1] cfr minuto 76 del prodotto distribuito da SKY ARTE, in onda il 25/06/20 su LA7
articolo pag. 108 del NEW YORK RESTAURANTS LOUDNESS