Adattamento cinematografico del racconto Canto di Natale di Charles Dickens, il lungometraggio di Robert Zemeckis si struttura sul sottile confine esistente tra realtà e magia, versanti tematici, questi, alla base del prodotto Disney realizzato in CGI (Immagini Generate al Computer) utilizzando la tecnica della performance capture nella registrazione dei movimenti da trasferire poi al PC.
Protagonista della pellicola, Jim Carrey si cala nei panni dell’anziano Ebenezer Scrooge, finanziere sgarbato ed egoista dal difficile rapporto con i festeggiamenti natalizi per motivi non meglio chiariti. Vittima di una delusione precedente, Scrooge sarebbe intento a respingere qualsivoglia consuetudine del periodo in oggetto, ripudiando i festeggiamenti e negando le ferie al suo dipendente Bob (Gary Oldman). Alla base del prodotto cinematografico la tematica della suggestione nella descrizione degli avvenimenti concettuali a cui sarà sottoposto il carattere interpretato da Carrey, provato e presumibilmente turbato dal contatto con la sua anima impostogli dallo spirito del Natale passato, da quello del Natale presente e da quello del Natale futuro. Intenti a metterlo di fronte alla verità sulla sua reticenza, i tre spiriti porranno davanti al protagonista la necessità di vivere pienamente ogni giorno della vita con amore e rispetto, aprendogli – in un certo senso – gli occhi verso l’arbitrarietà personale del destino. Ambientato in Inghilterra e uscito il 3 Dicembre del 2009 in Italia, il film di Zemeckis pone lo spettatore davanti ad un imponente costruzione scenografica a ridosso di un’avventura corredata di effetti speciali e colori garantiti dal sapiente utilizzo della computer grafica nel rendere quasi animate le figure e le ambientazioni della Londra del 1843. In evidenza nel film il cambiamento esistenziale a cui andrà incontro il protagonista dopo essersi confrontato con le sue inquietudini, con il presente della vita familiare di Bob e con un futuro da rendere migliore, scelta motivata dal bisogno di una considerazione migliore da parte del prossimo, elemento trascritto nel contesto della cena a casa del nipote Fred (Colin Firth). Costruite sull’impatto visivo ed emotivo, le scene di passaggio “spirituale” tra passato, presente e futuro risultano idonee a destare un’avvincente effetto suspense nei fruitori della pellicola, affascinati anche dalle tonalità scure dei viaggi intellettuali, contrapposte a quelle chiare delle parti centrali inserite ad escamotage narrativo della pellicola, corredata tra l’altro di una significativa colonna sonora, tra le cui musiche spicca la canzone finale God Bless Us Everyone di Andrea Bocelli.