Terzo capitolo delle avventure del massiccio eroe di guerra interpretato da Sylvester Stallone, il lungometraggio diretto da Peter MacDonald intende strutturarsi sul richiamo alla guerriglia di John Rambo, il quale, ritiratosi a vita tranquilla,sarà costretto nuovamente ad affilare il suo pugnale per liberare il colonnello Trautman (Richard Crenna). Finito in un’imboscata da parte delle truppe sovietiche in Afghanistan, il carattere interpretato dal compianto Crenna sembra non temere l’avidità di Zaysen (Marcde Jonge) e dei suoi, contando – in un certo senso – sull’aiuto della sua macchina da guerra (cit. presente in Rambo I), rifiutatosi in un primo momento di seguirlo.
Condotto lungo il fiume dal trafficante d’armi pakistano Mousa Ghani (Sasson Gabai), il protagonista affronterà il nemico applicando le tecniche pregresse su ben più avversi campi,piazzando trappole e detonatori per aprire la strada davanti a sé a fronte di sotterfugi ben studiati e di una progressiva pianificazione. Interpretando la tenacia e l’irruenza degli eroi, Stallone caratterizza il suo personaggio dell’opposizione alla prepotenza, tracciando – se vogliamo – anche un confine storico tra popoli e barbarie. Ferito nell’orgoglio, Rambo condurrà una sorta di guerra personale contro l’invasione russa, trovando lungo il cammino il supporto di diversi personaggi della tribù del Pakistan e facendo affidamento sulla sua giammai sopita natura da guerriero. Sullo sfondo del film un forte senso patriottico ma non solo, dando spazio, inoltre, allo spirito di riconoscenza di Rambo nei confronti del suo mentore, a segnalare la tematica della messa in conto dell’esperienza. Spazzando l’intera armata sovietica da solo, il carattere interpretato da Stallone specificherà la portata di un ruolo in prima linea non curandosi dei pericoli e usufruendo di sofisticati armamenti ultra-tecnologici, descrivendo – allo stesso tempo – il valore della mente quale miglior arma.