Ricorre oggi la giornata annuale dedicata al ricordo delle vittime del nazismo, una delle ferite più grandi di tutta l’umanità che ha visto anche la Nostra Penisola in prima linea con le persecuzioni del fascismo o nazifascismo. A fornire un manifesto celebrativo alla memoria di tutte quelle persone uccise e mai dimenticate è anche il Cinema italiano con la pellicola di Roberto Benigni che, uscita nel 1997, è ambientata all’epoca delle stragi degli anni Quaranta del 1900 proprio in uno di quei lager o campi di concentramento allestiti dai nazisti per esercitare il dominio assoluto sugli ebrei e sulle loro esistenze.
Diretto ed interpretato dallo stesso Benigni, il film lascia trasparire l’inguaribile romanticismo di Guido Orefice e la sua continua ricerca, anche nelle situazioni estremamente drammatiche, della felicità. Vincitore di 9 David di Donatello, tre Premi Oscar e un Grand Prix Speciale della Giuria al 51° Festival di Cannes, il lungometraggio è una delicata sintesi di messaggi importanti che presenta una dura realtà vista attraverso gli occhi di un bambino. Interpretato da Giorgio Cantarini, Giosuè Orefice è il vero protagonista del film, questo in virtù di una narrazione interamente costruitagli attorno, il tutto in un linguaggio molto tenero che mostra l’intento del padre a fargli credere che tutto sia soltanto un gioco a premi. Durante la vicenda non mancano, peraltro, diversi momenti in cui il carattere interpretato da Benigni costruisce siparietti coinvolgenti, verosimilmente divertenti ma in realtà dal retrogusto amaro e acre, proprio nella volontà di perseguire la spensieratezza e la gioia del figlio. Sceneggiato con una maestria tendenzialmente teatrale, il prodotto cinematografico racconta una delle parentesi più dure della storia del Mondo, analizzando temi come la discriminazione, il razzismo e la perdita di integrità, presentati da un cast brillante con attori come Nicoletta Braschi e Pietro De Silva, i quali, insieme all’autore-regista toscano, sorreggono il tessuto narrativo e forniscono lo specchio di una cruda verità novecentesca e il relativo spaccato sociale.