Saltando l’uscita nelle sale, il lungometraggio di Giovanni Veronesi arriva su Sky Cinema nella prima serata del 25 Dicembre, rivelandosi un prodotto decisamente contemporaneo, scenograficamente concepito anche sull’onda delle precauzioni di questo periodo, quasi ne fosse un manifesto cinematografico per non dimenticare e – in un certo senso – per stimolare la voglia di reagire e andare avanti. Tornati in grande stile a vestire i panni dei famigerati moschettieri di Francia dopo Moschettieri del re del 2018, i caratteri interpretati da Rocco Papaleo, Valerio Mastandrea e Pierfrancesco Favino finiscono qui per dover fare i conti anche con la loro coscienza di uomini ed eroi di nobili principi, anche a costo di dover voltare le spalle al loro giuramento.
Orfani di Aramis (Sergio Rubini[1]), Athos (Rocco Papaleo), Porthos (Valerio Mastandrea) e D’Artagnan (Pierfrancesco Favino) dovranno garantire la salvezza di due piccoli innamorati che, tra mille peripezie, decideranno di sfidare il sistema e superare le differenze sociali per stare teneramente vicini. Naturalmente di fantasia, il racconto ha origine dall’immersione di uno dei due giovanissimi interpreti nella letteratura che riguarda gli abili spadaccini e cavallerizzi in questione, a tal punto da compiere un salto temporale negli stessi luoghi di cui legge e assegnare il ruolo di principessa alla sua donna amata. Un tema profondo, quello trattato, visto con gli occhi di un bambino che, lasciandosi trasportare, finisce per fantasticare sul confine netto tra storia/realtà e leggenda/racconto, stimolando per certi versi anche la visione di un mondo diverso con gioia e spensieratezza, cosa che, specie in questo periodo, potrebbe essere una delle chiavi affini ad affrontare, per quel che si può, il presente. Alla base del film un ricco impianto dialettico interpretato dai protagonisti a cavallo quasi fosse spesse volte un affascinante duello verbale, dando seguito a non poche sequenze di pura azione e a respiri ironici con un tratteggio simpatico e talvolta, specie con D’Artagnan, decisamente passionale. A contorno di una storia interessante per livello caratteriale e di sceneggiatura, è possibile scorgere una regia attenta al particolare e alla diversificazione scenica tra esterni a campo aperto ed interni ad inquadrature più strette ed intimistiche, il tutto particolareggiato da una suggestiva colonna sonora con marcie trionfali e innesti pop.
[1] cfr Moschettieri del re