Film del 2002 diretto e co-scritto da Carlo Vanzina, il lungometraggio disponibile su Infinity costituisce il sequel di Febbre da Cavallo di Steno e interpretata dal compianto astro capitolino Gigi Proietti, il quale riprende il ruolo travolgente di Mandrake, un accanito giocatore di cavalli che ha fatto della sua perdizione uno scopo nella vita. Al suo fianco nell’implementazione del team caratteriale un cast tutto italiano che fornisce le maschere della mondanità che ruota intorno al folklore cittadino e, più nello specifico, attorno al mondo delle corse dei cavalli. Tra queste quella del creditore interpretato da Stefano Ambrogi, il quale dà corpo e voce all’impassibile Nino ‘Cozzaro Nero’ Diamanti, ritrovatosi vittima grazie alla persuasione dell’aspirante attrice Aurelia (Nancy Brilli), vecchia conoscenza di Bruno Fioretti alias Mandrake che la tirerà dentro proprio per alzare il livello delle mandrakate.
Proprio questo, come accadeva anche nell’originale del 1976, il tema fondante del film, la messa in scena di truffe e imbrogli per finanziare la febbre da cavallo, in una visione ancor più esplosiva anche grazie al ritorno di Mr. Pomata e del suo interprete Enrico Montesano. Tornato alla recitazione cinematografica dopo otto anni da Anche i commercialisti hanno un’anima, il co-protagonista di Piedipiatti del 1991 contribuisce ad arricchire la linea di continuum narrativo rispetto al primo film in cui vestiva il ruolo dell’esperto giocatore con “tutto in testa” (cit. primo film), soltanto che ora sarebbe sul lastrico dopo aver tentato la fortuna nella ristorazione australiana. A spiccare su tutti è sempre lo statuario Gigi Proietti in una interpretazione davvero stilosa e affascinante, circondandosi delle versatilità linguistiche del pugliese, del napoletano e soprattutto del romanesco, il tutto supportato dalla partecipazione di attori comici come Rodolfo Laganà e Carlo Buccirosso, il primo nei panni del fedele Micione e il secondo in quelli del truffato e neo-socio Antonio Faiella. Nato dal desiderio di realizzare un sequel del cult anni ’70 del padre, Enrico e Carlo Vanzina redigono una sceneggiatura che riprende gli elementi chiave dell’originale, le scenografie naturali e rustiche della capitale italiana, la trasposizione scenica verso l’ippodromo di Tor di Valle e quello di Capannelle, una musicalità particolarmente slanciata con lo stesso tema base, un livello notevole di costumi e lo schieramento di personaggi a sorreggere il discorso relativo ai vizi dell’uomo, il tutto simpaticamente e burlescamente cadenzato a livello registico per una pellicola che ha confermato, come dimostra anche il riconoscimento in oggetto, la potenza interpretativa di Gigi Proietti.