Uscito il 28 Febbraio 2013, il lungometraggio si presenta, muovendosi intorno all’enunciazione dei diritti personali e popolari lungo l’emergenza abitativa su cui è costruita la storia di una famiglia per bene, come una commedia sociale sincera, trattata in tonalità pittoresche e con escamotage brillanti, come quello della duplice occupazione sullo sfondo del film. Regista, autore e interprete, Ravello si piazza dietro la macchina da presa mostrando un’attenzione particolare alla resa e all’efficacia dei personaggi principali, due figli adolescenti, una moglie esausta e un nonno di cui prendersi cura.
Mettendo in risalto la denuncia contro l’abusivismo edilizio, il prodotto spicca per una significativa sceneggiatura che, coscritta dal regista e da Massimiliano Bruno, fa riflettere in qualità di un confezionamento intelligente e giammai polemico. Derubati della loro casa e provati dal precariato, Agostino (Rolando Ravello) e Anna (Kasia Smutniak) faranno di tutto per trovare un rimedio alla situazione e, occupando a loro volta il pianerottolo antistante la loro casa, riprendere – a discapito di Tonino Rizzuti (Paolo Sassanelli) – il controllo di quel nido. A venire in loro aiuto, Sergio (Marco Giallini) mostra una vena altruista e disponibile, particolarità finalizzate a dar colore ad una sceneggiatura tendenzialmente folk che dà spazio anche all’analisi sui reali bisogni per essere felici. Ad aggiungere del sano brio al prodotto sociale targato Fandango, ci pensano le interpretazioni di Giallini, Bruno e de “i tre della panchina”, protagonista di frequenti slanci coinvolgenti lungo l’accento romanesco, il primo, rivelatosi altruista, disponibile e pronto a cogliere la palla al balzo, mentre il secondo, disinteressato e più posato, è chiamato a dare tendenzialmente l’immagine del tricolore, particolarità colta appieno – anche se al contrario – anche da Raffaele ‘Lello’ Vannoli, Riccardo De Filippis e Giorgio Caputo nei panni dei silenziosi perdigiorno, il tutto a pretesto di una pellicola arricchita, in sottotono, dai valori della difesa dei propri spazi e – di riflesso – anche della propria famiglia.