Da domani in sala, il dodicesimo film di Gabriele Muccino sembrerebbe mirare al conferimento di valore alle cose più vere, come possono essere i rapporti sinceri coltivati in tenera età, restituendo il ritratto generazionale dell’amicizia fraterna tra Giulio (Pierfrancesco Favino), Paolo (Kim Rossi Stuart), Riccardo (Claudio Santamaria) e Gemma (Micaela Ramazzotti). Partendo dagli anni ’80 e protraendosi fino ai nostri giorni, la pellicola affronta, dunque, una carrellata di eventi nell’arco dei quarant’anni narrati attraverso gli squarci storici e i cambiamenti dell’Italia dal 1982.
Affidate a Nicola Piovani, le musiche del film spiccano per un mero contenuto narrativo, dando vita ad una colonna sonora coinvolgente ed identificativa tra le cui componenti risalta l’omonimo brano inedito di Claudio Baglioni. Girato tra Cinecittà, Roma, Ronciglione e Napoli, il lungometraggio ci presenta il racconto delle passioni, delle aspirazioni e delle sollecitudini attuate dai protagonisti nel tentativo di seguire le proprie ambizioni di insegnante, avvocato e attore attraverso l’interpretazione effimera dei protagonisti, verosimilmente colti nella perdizione sentimentale per la donna interpretata dalla Ramazzotti. Costruita a cavallo di adolescenza e maturità dei quattro, la sceneggiatura del prodotto Lotus Production e Rai Cinema si muove lungo un dichiarato interesse storico di ragguaglio sui cambiamenti delle intenzioni delle nuove generazioni, fornendo un disegno circa le attitudini dei nuovi artefici del presente, vittime dell’ideologia contemporanea e probabilmente privati della spontaneità relazionale sullo sfondo del film. Riportare in auge un tracciato di ciò che si è vissuto in infanzia diventa – per i nostri protagonisti – lo scopo di una vita altrimenti condannata a materialità e superficialità conferendovi un bagliore di amore e spontaneità interattiva.