Diretto da Aldo, Giovanni e Giacomo in collaborazione con Massimo Venier, il lungometraggio in oggetto rappresenta l’esordio cinematografico del trio, già con una florida carriera televisiva e qui al debutto nel mondo della settima arte. Strutturato su diversi sketch esilaranti dei tre comici, Tre uomini e una gamba del 1997 raccoglie numerosi corti relativi alla produzione teatrale dei protagonisti e presenta anche alcune loro maschere indossate successivamente.
Impiegati nel negozio dell’imprenditore romano Eros Cecconi (Carlo Croccolo), i tre dovranno scortare una preziosa scultura verso Gallipoli, dove Giacomo potrà, inoltre, contrarre matrimonio con Giuliana Cecconi (Luciana Littizzetto), chiudendo l’improbabile cerchio fittizio tra lavoro e vita personale dei tre amici. Probabilmente oppressi dalla presenza ingombrante del carattere portato in pellicola da Croccolo, i protagonisti sarebbero, infatti, legati ognuno alle figlie del padrone della ferramenta in cui lavorano. Interpreti di un lungo ed eccessivamente prudente viaggio, Aldo e Giovanni assisteranno al tormento dell’amico a causa dell’infatuazione per Chiara (Martina Massironi), saranno chiamati ad affrontare dei muratori in una partita di beach soccer al fine di recuperare il manufatto per il suocero, una gamba in legno che “il loro falegname avrebbe sicuramente fatto meglio e ad un prezzo più modico”. Raccontati attraverso una fotografia accattivante, i luoghi attraversati nel viaggio dei tre rappresentano l’omaggio ad un paesaggio suggestivo e dal buon gusto, controbilanciato mediante i riferimenti al neorealismo italiano e al cinema gotico. Attualmente in sala con un nuovo film di Massimo Venier, i comici italiani hanno costruito la loro arte proprio sulla contrapposizione delle proprie individualità caratteriali marcatamente opposte, dall’atteggiamento fannullone di Aldo (Baglio) al tenore di vita da precisetto di Giovanni (Storti), tenuti insieme e messi in antitesi mediante l’intervento provvidenziale di Giacomo (Poretti), tanto preciso quanto malinconico in virtù di un rancore artisticamente espresso attraverso spunti burleschi.