Presentato il 21 Maggio 2019 nel corso della kermesse cinematografica di Cannes e il 2 Agosto presso il Cinema Adriano di Roma, lo scoppiettante lungometraggio interpretato dalla sfavillante coppia Pitt/Di Caprio fotografa, attraverso arguti movimenti di macchina, il comune tenore di vita di un attore, ambientando il racconto un cinquantennio addietro e mostrando alcune perversioni tipiche di quegli anni e della culla losangelina della settima arte.
Diretto da Quentin Tarantino e ambientato – come si accennava – nel 1969, la pellicola risulta costruita attorno alla figura di Rick Dalton (Leonardo Di Caprio), stella del mondo western, questo, apparentemente vittima di se stesso e di alcuni dei modi di vivere della Hollywood da bene, tanto da vedersi costretto ad una scelta forzata per fornire un nuovo input alla propria carriera senza attendere la giusta occasione per sfondare negli States. Accompagnato in Italia dal fedele Cliff Booth (Brad Pitt), il carattere interpretato da Di Caprio avrà l’occasione di assorbire la voracità del popolo italiano, girando diversi film e prendendo, persino, la bella Francesca (Lorenza Izzo) in moglie. Rientrato ad Hollywood ed investito da sempre più gravanti responsabilità nei confronti del suo futuro, sceglierà di congedare Cliff ma non prima di un’ultima nottata brava, sequenza scenica, questa, di cui non abbiamo – così come del periodo italiano – alcuna immagine, a definire la volontà del regista di lasciare spazio all’immaginazione e coinvolgere direttamente gli spettatori nella storia. Tratto dagli avvenimenti reali del massacro di Cielo Drive[1], il film restituisce l’immagine del declino di un attore televisivo, prima, ribaltando la narrazione sulla ricerca di una soluzione o uno spiraglio, dopo, attraverso il racconto del tutto romanzato di una ferita al mondo del Cinema, a quello dell’arte e alla società. Scoppiettante commedia drammatica arricchita dalle musiche dei Rolling Stones, di Joe Cocker e di Aretha Franklin, giusto per citarne alcuni, il prodotto cinematografico spicca anche per le interpretazioni chiave di Al Pacino, Kurt Russel e Margot Robbie, rispettivamente nel ruolo del punto cardine del rilancio della carriera di Dalton Marvin Schwartz, in quello dell’elemento di rottura di Booth alias Pitt con il suo passato di controfigura e action-man, per finire sull’interprete della vicina di casa di Dalton Sharon Tate (Margot Robbie), la giovane moglie del regista Roman Polański (Rafal Zawierucha). Ponendo l’attenzione sulla malattia dell’emulazione e di una errata educazione, lo spiazzante 9° lungometraggio di Tarantino si configura come rivalsa del Mondo della settima arte, incutendo alla scelta del miglior modo di condurre la propria vita. Diversi i riferimenti inseriti nel film ad ampliare la percezione visiva di un prodotto che, precedentemente pensato come romanzo, spazia per il contributo visivo – come nel caso della citazione di Romeo & Juliet – di una cartellonistica retrò e riconducibile, inoltre, ad un precedente lavoro del protagonista.
[1] L’eccidio di Cielo Drive fu un omicidio di cinque persone condotto da membri della “famiglia” Manson l’8-9 agosto 1969. Quattro membri della family entrarono nella casa in affitto di una coppia di celebrità che si era da poco sposata, armati con un revolver calibro 22 Hi-Standard Double Nine Longhorn “Buntline” Styled,[2] di coltelli e con una corda di nylon lunga tre metri, al 10050 Cielo Drive.