Andato in onda ieri nella seconda serata di Rai 2, lo speciale del Tg2 Dossier ha indagato, nella stravagante veste di intervista/confessione, circa la memoria, la spiritualità e i ricordi di Zucchero, proiettando il discorso sul versante compositivo dell’ultimo album D.O.C., in cui sembra che l’artista immetta tutto il suo valore dell’appartenenza. Un discorso personale con cui richiama il proprio passato e – come dichiara il musicista stesso – costruito attorno alle proprie origini, tematica centrale di tutta la sua discografia.
Artista rispettoso, polivalente e visionario, il cantautore emiliano definisce il proprio stile di scrittura in un’ottica esperienziale, a lasciar trasparire l’importanza della vita vissuta quale sua unica fonte di ispirazione e racconto anche in relazione ai momenti goliardici della sua vita, grazie a cui avrebbe partorito Vedo nero, tra gli altri. Proprio questo l’orizzonte artistico correlato alla vita artistica di Zucchero, il concepire i testi dei suoi brani partendo da emozioni, situazioni e ricordi realmente vissuti, dando spazio – come evidenziato ne Il suono della domenica – ai valori di famiglia e natura. Allestendo una carrellata di episodi relativi alla sua carriera, il musicista attraversa gli esordi al sassofono, alla batteria e al piano per poi divenire frontman e voce principale della band, sviluppando così la propria musica e allontanandosi dai precedenti indirizzi discografici assegnatigli. Un artista poliedrico, Zucchero, verosimilmente circoscritto attorno ad un anima blues e tendenzialmente rock, nonostante abbia attraversato una molteplicità di generi e assetti diversificati, riconducibili, questi, anche alle varie collaborazioni, tra cui quella con Pavarotti ed Eric Clapton o lungo la strumentalità della musica afroamericana, estratti di cui abbiamo testimonianza nel corso dello speciale Rai grazie ad alcune clip da cui è possibile effettuare un restyling in merito al confine netto tracciato dal cantautore circa la commercializzazione forzata e la propria essenza di artista genuino ed autentico. Predisponendo un racconto a cavallo delle prime apparizioni al Festival di Castrocaro e ai suoi primi Sanremo, il bluesman affronta un discorso relativo agli iniziali anni tormentati tra balere e feste collettive, correlandovi la difficoltà di una libera espressione, superata grazie al suo primo successo con Donne, autodefinendosi una sorta di preveggente anche per il successivo Senza una donna. Costruendo i propri testi con talune incursioni di un inglese maccheronico (cit.), Zucchero ha collezionato numerosi successi anche all’estero, proiettando il suo lavoro come un qualcosa di innovativo nel mercato musicale moderno anche grazie ad uno stile barocco e trasgressivo, da sempre riconoscibile anche nella sua presenza scenica.