Da ieri nelle sale cinematografiche italiane, il primo sequel della storia fantasy ambientata nell’universo disneyano offre una diversa connotazione della storia di Malefica (Angelina Jolie) che, dopo aver maturato il sentimento di amore e un istinto di protezione nei confronti della bella Aurora (Elle Fanning), si troverà a contrastare le minacce verso la giovane donna interpretata dalla Fanning e l’ambizione a conquistare il regno della Brughiera.
Promessa in sposa a Filippo (Harris Dickinson), la nuova sovrana del regno fiabesco abitato da esseri fatati dovrà ben presto rendersi conto degli scopi ambigui della famiglia del contendente alla sua mano e potrà ancora una volta far affidamento solo sulla protezione della sua fata madrina (cit.) abdicante. Interpretata da Michelle Pfeiffer, la regina Ingrid sarebbe, infatti, intenzionata ad espandere il proprio dominio liberandosi di re Giovanni (Robert Lindsay) e invadendo il magico regno tutelato da Malefica, la quale dovrà ricorrere a tutto il suo potere vendicativo per trarre in salvo la figliastra e proteggere il regno dalle mire della donna avversa. Elemento scatenante l’ira della protagonista è, innanzitutto, la brama dell’avversaria ad impossessarsi dell’affetto di Aurora e considerarla sua, a testimonianza del legame materno stipulato a partire dal maleficio ai danni della bimba di re Stefano e dal bacio del vero amore, quello tra madre e figlia. Strutturato sul saldo tema dell’amore tipico del rapporto madre-figlia, il prodotto di Joachim Rønning risalta per le inquadrature ad ampio raggio sulla foresta, sul castello e, in particolar modo, sui voli sensazionali di Malefica, attorniati da un significativo gioco di luci, ombre e soprattutto colori, a rendere l’atmosfera fatata in pellicola un circolo vizioso tra illusione e magia. Una storia, quella narrata in Maleficent-signora del male, divenuta – se vogliamo – più commerciale, perché vissuta – da una parte – da una bimba ormai cresciuta e alle prese con il desiderio di vivere l’amore per il giovane principe interpretato da Dickinson, accanto – dall’altra parte – al ben confezionato ritratto dell’ormai amorevole strega che, al momento giusto, affilerà le unghie per riprendersi ciò che è suo, ricorrendo alla magia e all’aiuto di Fosco (Sam Riley). Un racconto corale, molto più che nel precedente capitolo, messo in scena da una schiera di personaggi diversificati tra computer grafica ed effetti speciali ed altre incursioni caratteriali di soldati, uomini ed esseri volanti prelevati dall’originale e già visti nel prequel del 2014.