AMMORE E MALAVITA – la commedia in musica dei Manetti Bros
In prima visione oggi sulle reti Rai, il lungometraggio di Antonio e Marco Manetti si sviluppa in ottica prettamente territoriale mirando – presumibilmente – ad omaggiare la fascia territoriale campana e in particolare la città di Napoli. Supportata dalla descrizione naturale e da una fotografia coinvolgente, la pellicola risulta caratterizzata da dialettica e parlata identificative del territorio attraverso le interpretazioni di Serena Rossi, Giampaolo Morelli e Carlo Buccirosso, tra gli altri.
Intento a sparire dalla circolazione, Don Vincenzo Strozzalone (Buccirosso) potrà approfittare di una forte somiglianza scovata da Donna Maria (Claudia Gerini) sua moglie, fingendo la sua morte e mettendo in scena un arguto piano condiviso con le tigri Ciro (Giampaolo Morelli) e Rosario (Faiz). Boss della malavita locale, il Re del Pesce interpretato da Buccirosso dovrà vedersela con la furia del suo fedele scagnozzo interpretato da Morelli, intento a proteggere la sua vecchia fiamma Fatima (Serena Rossi), la quale, infermiera di Torre Annunziata, sarebbe venuta a conoscenza del misfatto compromettendo le intenzioni della famiglia malavitosa. Sullo sfondo del film, dunque, una tipica sceneggiata napoletana interpretata da due caratteri passati da alleati a nemici giurati, il tutto in funzione dell’amore e di una donna, momenti narrativi raccontati con maestria attraverso la penna dei Manetti e in particolare dalle musiche di Pivio e Aldo De Scalzi nelle performance canore dei protagonisti, tra le quali spicca la miglior canzone originale ai David di Donatello del 2018 Bang Bang. Avvalorato dalla conquista della statuetta per Miglior Film nel contesto dei Premi del Cinema italiano, il prodotto Rai Cinema si inserisce nel patrimonio cinematografico della nostra nazione per una brillante interpretazione da parte del cast e per i relativi costumi, per la componente musicale e per la regia attenta a non distogliere lo sguardo dalla love story alla base del racconto, inserendovi l’intervento di alcune maschere della napoletanità come quella della falsa vedova affranta nell’interpretazione da David della Gerini.
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